Le Confraternite hanno rappresentato una grande espressione della fraternità cristiana come legame fra persone, nonché un’efficace opportunità per la crescita umana, spirituale, culturale e sociale dell’uomo. Quelle formate da laici sono nate intorno al XII secolo e sono state segni di una presenza viva capace di abbracciare la realtà, tramite forme di promozione di vita cristiana, di solidarietà e di carità. Ancora oggi sono presenti nella realtà ecclesiale per la salvaguardia, la custodia e promozione delle loro chiese e dei loro beni culturali, nonché per le attività di culto, di preghiera e di aiuto ai più bisognosi. Ora cerchiamo di conoscere meglio queste realtà religiose, partendo da Urbino.
La Confraternita di San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate. Si trova al termine di via Barocci, famosa per le dimore di illustri personaggi come i Barocci, Federico Comandino,Vagnarelli, Montano. La costruzione dell’Oratorio di San Giovanni, sede dell’omonima Confraternita, è terminata nel 1393. Quindi nel secolo successivo, entro il 1416 venne dotato del famoso ciclo pittorico dei fratelli Salimbeni. Questo Oratorio, essendo un punto di riferimento artistico e turistico contribuisce alla divulgazione della conoscenza della storia di Urbino. Qui questo luogo si ritrovavano i confratelli a pregare e a riflettere sui misteri della fede. Qui si ritirava spesso in preghiera e meditazione, negli ultimi anni di vita, anche il Beato Pietro Spagnoli. Ancora oggi i confratelli si radunano per partecipare ad attività di culto, legate a San Giovanni e Sant’Antonio, con la distribuzione del pane benedetto, nonché per organizzare azioni di natura caritativa.
La confraternita del Corpus Domini. Nasce attorno al 1340 per onorare l’Eucaristia e coltivarne la devozione, compito cui ha sempre mantenuto fede non solo celebrando solennemente la festa del Corpus Domini con processioni e altre cerimonie, ma promuovendo numerosi momenti di preghiera, meditazione, e preoccupandosi di portare il Viatico ai malati. Da diversi anni, accogliendo l’invito dell’arcivescovo mons. Bianchi a custodire e conservare le chiese delle confraternite, questo sodalizio ha iniziato un lungo processo di restauro alla chiesa di San Francesco di Paola, restituendola all’antico splendore. Accanto a questo compito i confratelli non hanno trascurato di sostenere famiglie, comunità religiose o singole persone sovvenendo ai loro bisogni e continuando così un’opera di carità che ininterrottamente ha accompagnato la Confraternita nei secoli, anche se in altri tempi si manifestava sotto forme diverse: assegnazione di doti alle zitelle povere, distribuzione di pane e viveri, sostegno ai malati.
La Confraternita della Morte. Tra quelle urbinati, è la più giovane come istituzione e rientra in quel fermento che la Chiesa ha avuto a valle del Concilio di Trento. Nasce negli anni ’80 del Cinquecento. Stabilitasi in centro, accanto all’Episcopio, ha affidato a Federico Barocci la realizzazione della pala d’altare, raffigurante Cristo crocifisso tra i Dolenti e la Maddalena. La sua operosità è rimasta fino al dopoguerra, quando il servizio di “trasporto” dei defunti è stato affidato a professionisti. Oggi la Confraternita, si dedica alla preghiera e alla formazione, con una naturale vocazione al canto liturgico. Dalla fine de Settecento perpetua la distribuzione del pane benedetto il sabato prima di Pasqua.
La Confraternita di San Giuseppe. Nasce agli inizi del XVI secolo ad opera del padre francescano Gerolamo Recalchi da Verona. I lavori di costruzione dell’Oratorio, sede dell’omonima Confraternita, vennero finanziati dal duca Guidubaldo I da Montefeltro e dalla moglie Elisabetta Gonzaga e terminarono nel 1515. Intorno al 1550 venne costruita la cappella del presepe, all’interno della quale vi è l’”Adorazione dei pastori” che portano i loro doni al Salvatore, realizzata da Federico Brandani. Si tratta di una delle opere più raffinate del manierismo ad Urbino. Oltre all’attività di culto, di preghiera e meditazione dei misteri della fede, la principale opera caritatevole è consistita nell’assistere i condannati a morte.