Nei giorni scorsi è scomparso il noto artista e bravo docente Walter Piacesi. In Urbania si conserva una piccola mattonella che rappresenta una significativa testimonianza del lavoro di Piacesi, nato ad Ascoli Piceno nel 1929, realizzata nella ceramica Metauro già Casteldurante aperta nel primo dopoguerra. Vi accenna ad uno dei suoi primi temi preferiti: “Periferia” (1957). Lasciata Urbania, dopo qualche tempo, a Fermignano, dove risiedeva, nello scantinato, un giovane, di nome Luigino, lo aiutava a stampare; ogni tanto compariva l’editore Bischi, in seguito diventato sindaco di Fermignano, a raccontare i fatti del luogo o l’ultima barzelletta. Diventerà poi titolare della cattedra di calcografia nell’Istituto d’Arte Scuola del Libro di Urbino, continuando poi il suo insegnamento all’accademia di Belle Arti di Firenze, ritirandosi poi nella campagna di Cà Spineto. “Alle radici dell’arte di Piacesi – scriveva Valerio Volpini – ci sono due elementi ben identificabili: il mondo popolare della periferia marchigiana e la Scuola del libro di Urbino, che da 40 anni è il più fertile seminario dell’arte incisoria italiana”.
- Il gonfaloniere di Urbania mette in atto tutte le misure sanitarie e politiche onde prevenire qualunque propagazione del morbo micidiale e soprattutto in vista del pericolo che si può correre col ritorno di tanti miserabili che sono andati a procurarsi il sostentamento nella Maremma Romana. “Figlioli dilettissimi – dice il vescovo di allora Lorenzo Parigini – l’orazione è il più sicuro rimedio in ogni specie di sciagura, a questa applicativi”; poi aggiunge, “senza trascurare però quelle cautele che vengono suggerite dalle circostanze ed osservando esattamente tutte le leggi e le misure sanitarie idonee per affrontare la situazione”.
Di Raimondo Rossi