Una serie di inciampi, disgrazie, inconvenienti (che non vi raccontiamo per non far piangere anche voi) riducono l’organico attivo delle redazione di due terzi. E’ il caos. Ognuno di noi ha la password per accedere al suo computer: chissà quali segreti vi sono nascosti. Le assenze costringono ad affannose telefonate per scoprire la parolina segreta. Intanto il tempo corre ed il lavoro inevaso si accumula. Pazienza, non correggeremo gli errori di battitura ed a volte anche di grammatica.
Suona il telefono :”La mia foto è arrivata?” Scorriamo affannosamente le lista delle Mail ma non si trova . Si scoprirà poi che aveva un l’indirizzo sbagliato. Ci congratuliamo col collaboratore per la sua onestà intellettuale, mentre ne sollecitiamo un altro ad inviarci il pezzo promesso. Meraviglia e sdegno dall’altra parte del telefono perché era già stato inviato. Qualcuno lo aveva messo in pagina senza avvertire. Manca la foto di una suora, se la chiediamo forse arriva per il prossimo numero. Si cerca in archivio ma troviamo un’immagine che forse era sua quando era conversa. “Ma tu la conosci, guarda se è lei”. Ma fra velo, soggolo e volti di ¾ non si riconosce nessuno. Intanto chiama la grafica, rimasta senza lavoro per sollecitare le pagine. Ha ampiamente ragione ma ancora non sono pronte.
Un collaboratore a cui avevamo chiesto un pezzo di 2.000 battute ne manda 8.000. Lo rimandiamo chiedendo di ridurlo. Obbedisce e ne invia 4.000. Secondo lui il suo computer non conta le battute. Col machete lo riportiamo alle dimensioni richieste. Intanto il lavoro procede a sobbalzi, fra importanti pezzi mancanti e sciocchezze stampate in rilievo. Il risultato lo avete sotto gli occhi. Se c’è qualcuno che si lamenta (magari a ragione) non si meravigli poi se lo prendiamo a male parole.
Alvaro Coli