Venerdì 4 agosto si è svolta la giornata penitenziale per i 900 marchigiani, all’interno della chiesa parrocchiale di “Nostra Signora dell’Incarnazione” a Benedita, a circa 80 Km da Lisbona. Le confessioni sono terminate in tarda mattinata ed hanno coinvolto tutti i sacerdoti marchigiani che accompagnano in questi giorni la spedizione marchigiana alla GMG. La celebrazione della riconciliazione è stata presieduta dall’arcivescovo Metropolita di Pesaro monsignor Sandro Salvucci. Riportiamo a seguire il testo dell’omelia.
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Quel libro aperto sono le braccia aperte di un Padre che ci viene a cercare e ci aspetta per abbracciarci tutti. Forse, lo dico per me, abbiamo immaginato che Dio fosse un giudice severo, con quell’occhio che ti guarda come il Grande Fratello, oppure come un autovelox che ti becca mentre fai un’infrazione. Dio invece ci guarda con un occhio di misericordia: le braccia aperte sono tutta la storia di salvezza contenuta nelle scritture e che si manifestano in Gesù. Sono le braccia aperte di un Padre che ci viene a cercare fin dal primo momento in cui ci siamo persi, ci siamo nascosti, ci siamo vergognati. E il Signor Dio che passeggia nel giardino e ci dice: “Dove sei?”. Ma non con un tono minaccioso, come per dire: “se ti becco!”. Ci parla col desiderio di riabbracciarci, ricoperti dal suo manto di misericordia. Abbiamo ascoltato il canto del Magnificat di Maria davanti a sua cugina Elisabetta, che in questi giorni ci accompagna alla GMG. Maria fa un po’ il riassunto – se così possiamo dire – di tutto il messaggio della salvezza. Abbiamo ascoltato le parole “di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”. Ma il timore di Dio è riconoscere e accorgerci del suo stato di innamorato pazzo, folle di te. Mi viene la pelle d’oca a vedere che c’è qualcuno che ci ama. E ama proprio te che ti sembra di essere nessuno, di essere disgraziato: e lui ti guarda. E allora il timore di Dio a me piace tradurlo così. Ti fa venire la pelle d’oca ma non dalla paura, piuttosto dall’emozione di sentirti centrato, chiamato per nome. è quello che ci ha detto ieri il Papa con grande forza, e perché non ci capitasse di sentirci esclusi, lui ci ha fatto gridare forte “todos, todos”. Tutti, tutti. Ognuno di noi chiamato per nome, amato. E poi ci ha fatto ripetere ad alta voce “Dio vi ama”.
La buona notizia allora sono le braccia aperte di Gesù sulla croce. Ogni sacerdote qui presente ha ricevuto un ministero mediante la Chiesa: quello di farsi portatore di questo messaggio di misericordia. E allora il sacerdote rappresenta Cristo, che non è venuto per condannare ma per salvare, e rappresenta le braccia aperte di un Padre, le braccia aperte di Cristo a cui puoi aprire il tuo cuore e tirare fuori tutta la tua tristezza, tutta la tua fatica, tutti i tuoi difetti, senza timore di essere giudicato ma facendo l’esperienza di essere abbracciato, di essere accarezzato. Allora viviamo così la Parola di Dio. È Maria che ci dice di fidarci di Gesù che stende su di noi “di generazione in generazione la sua misericordia”, come un manto. Forse avete presente l’immagine di Maria Madre della Misericordia che è rappresentata proprio con un manto, e sotto il suo manto c’è posto per tutti, c’è spazio per tutti: nel suo manto c’è un posto anche per te.
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Don Mario Florio dice: “alla GMG si respira un po’ di escatologia (nel senso di felicità promessa e pregustata come compiuta) ma nel cuore dei ragazzi e giovani si sentono in modo forte le acute ferite del malessere del nostro tempo, acuite dal periodo postpandemico. Chi sono? Dove vado? Perché devo entrare in una vita di competizione con gli altri? Chi mi ama? Mi posso fidare degli altri?”.