«Considerato il percorso pastorale di questi anni compiuto in diocesi e considerata l’accresciuta corresponsabilità e consapevolezza del laicato circa la promozione dell’attività pastorale stessa con il presente decreto approvo per tutta la Diocesi lo Statuto del Consiglio Pastorale Parrocchiale».
Con queste parole il vescovo Armando risponde a una precisa esigenza a cui ormai non si può più sfuggire e davanti alla quale occorre sperimentarsi o se non si è d’accordo fare un serio esame di coscienza.
Luogo di comunione. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è il luogo in cui si impara a vivere la comunione, a sentirsi popolo in cammino; è un tempo che la comunità cristiana si dà per ascoltare ogni persona, per ascoltare il territorio in cui vive, per mettersi in dialogo con chiunque voglia guardare con speranza e realismo l’oggi che stiamo vivendo.
Il segnale che non lo consideriamo abbastanza è che fuori della parrocchia nessuno lo conosce. Chi parla a nome della Chiesa è il parroco o al massimo qualche persona che ormai sembra avere acquisito il certificato genealogico di “cristiano cattolico autentico”! Ma se la Chiesa è comunione, è popolo, quale realtà più vera per manifestare la sua identità profonda? Rivolgendomi al Consiglio Pastorale della parrocchia i cui svolgo il servizio scrissi così: «Vi chiedo di fare il possibile per essere tutti presenti partecipando attivamente: nel vostro discernimento tenete conto che dal punto di vista del servizio reso alla comunità e della fraternità che tutti ci unisce solo la celebrazione dell’Eucaristia è equiparabile a questo incontro». Qualcuno dirà che ho esagerato. Ma preferisco farlo in questo senso piuttosto che nell’altro in cui molto spesso ci si trova da soli per continuare a fare quello che si è sempre fatto oppure si chiamano novità quelli che sono solo pallini che noi preti ci portiamo dietro quando il vescovo ci sposta da una parrocchia a un’altra.
Laici. Che i laici non siano più trattati da ruote di scorta di fronte alle sfide di questo tempo o da passivi spettatori nella liturgia ce lo diciamo da anni. Papa Francesco lo ripete: «Alla Chiesa si entra per il Battesimo, non per l’ordinazione sacerdotale o episcopale, si entra per il Battesimo! E tutti siamo entrati attraverso la stessa porta. È il Battesimo che fa di ogni fedele laico un discepolo missionario del Signore, sale della terra, luce del mondo, lievito che trasforma la realtà dal di dentro».
Istituire il Consiglio Pastorale chiede molto a tutti: a noi preti perché esige un modo nuovo di vivere il ministero, la relazione con le persone, la vita come servizio al popolo più che il vederci sempre come ultimo baluardo della dottrina; ai laici perché dovranno avere la pazienza di costruire relazioni vere con tutti.
Sono convinto che dove si avrà il coraggio e l’obbedienza di attuarlo la Chiesa ricalcherà quella degli Atti degli apostoli godendo la “simpatia” di tutti.