L’attuale sofferenza del Continente Europeo somiglia a una epidemia che coinvolge tutto e tutti: persone, famiglie, associazioni, istituzioni e Paesi. Che ne sarà dell’Europa degli Stati? Sarebbe un guaio non ricordare che l’Europa è il sogno del dopoguerra. Semmai bisognerà chiedersi come, in pochi anni, essa si sia allontanata dalla coscienza collettiva di varie nazioni. Le ragioni sono molte, determinante sembra sia l’economia. Ma c’è qualcosa di più: l’intento e lo sforzo di estinguere l’ideale europeo. In questo progetto, l’Italia non è ultima. Purtroppo la Comunità Europea è entrata davvero in una profonda crisi e la prima a risentirne, vistosamente è proprio la politica. La quale risponde alle difficoltà del momento replicando modalità già sorpassate ovvero raccogliendo i resti di forme totalitarie ovvero, insensatamente, abbandonando il campo per rifugiarsi nella Brexit. Una ritirata essenzialmente morale che va a colpire l’intima struttura del soggetto uomo vale a dire del protagonista, che non sa da che parte guardare. Ha l’indolenza di studiare e di interpellare la storia e ha paura di ipotizzare e programmare il futuro, non ha l’intuito del politico né il coraggio del comando. Da recenti indagini risulta che l’antico sentimento dell’unità europea si è ridotto a ben poco e questo poco è sostenuto da motivi monetari. Anche il sentimento religioso si è ridotto al lumicino, da popolo a piccolo gregge. Ove vengono oscurati valori, idee e pensiero, non solo viene squalificata la politica, ma anche la società. Ne consegue una specie di “terremoto culturale” che si osa addirittura chiamare civiltà del postmoderno in cui, secondo papa Francesco, non è possibile rintracciare la presenza di Dio.
Continente Europeo terra di missione! Le diocesi, secondo un documento sulla Nuova Evangelizzazione, riempiono l’agenda di iniziative che riguardano ogni ambito della pastorale e impegnano tutti, clero e laici, con lo scopo di formare comunità vive. Ma c’è un’agenda che si rivolge ai “lontani” per l’annuncio della Parola e il dialogo con le loro culture? È di un giornalista cattolico la provocazione: “I cristiani d’Europa, in particolare le chiese, credo non colgano ancora pienamente l’opportunità di ‘raccontare il Vangelo’ in modo più vicino alla realtà concreta e ai bisogni veri”. I cattolici, in particolare, dispongono di riferimenti ontologicamente e storicamente ineccepibili: il primo Annuncio apostolico scritto e il trattato della Dottrina Sociale, dalla Rerum Novarum alla Laudato si’. Personalmente, sono convinto che religione e politica camminino su due rette parallele destinate prima o poi a congiungersi, perché sono “ben distinte ma non separate”. Ma quando?