Foto intense, toccanti, dove spesso il bianco e nero emana una luce dalla quale si rimane quasi abbagliati. Fotografie che raccontano una realtà che sembra così distante dal quotidiano ma che fanno riflettere e commuovere. Sono le fotografie di Marco Giannatasio raccolte nella mostra dal titolo “Tokai. I bambini di strada di Dhaka” realizzata con il supporto dell’Associazione “In Viaggio con Vincenzo” e presentata venerdì 1 marzo alla Mediateca Montanari e che sarà visitabile fino al 10 marzo.
Bangladesh. Ad illustrare il contesto in cui queste foto sono state scattate è intervenuta, introdotta da Valeria Patregnani responsabile dei Servizi Bibliotecari del Comune di Fano, la professoressa Francesca Spigarelli dell’Università di Macerata. “Il Bangladesh ha visto un incremento della popolazione urbana, ma purtroppo ancora 1/3 della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà nazionale. Negli ultimi 20 anni – ha proseguito la Spigarelli – il Paese ha progressivamente ridotto la disparità di genere nell’istruzione, la mortalità infantile e il tasso di povertà. Ha una crescita economica stabile dal 1980 e nel 2014 in Bangladesh ha acquisito lo status di paese a reddito medio basso”. La Spigarelli si è soffermata sui principali settori economici quali l’agricoltura, l’industria in particolare manifatturiera e i servizi. “Fra le linee prioritarie di sviluppo sicuramente accelerare la crescita, promuovere l’integrazione sociale e potenziare la gestione ambientale e climatica con aumento della resilienza del Bangladesh ai disastri naturali, miglioramento della gestione dell’acqua, modernizzazione dell’agricoltura”.
Bambini schiavi. Quello che Giannatasio ha fotografato è la situazione dei bambini in particolare nella città di Dhaka, bambini chiamati “tokai”, ovvero bambini che solitamente vivono in strada, nei pressi della stazione, e che raccolgono spazzatura per riuscire a sopravvivere, bambini schiavi domestici costretti a lavorare ed essere a disposizione 24 ore su 24 delle loro padrone. Per loro nessun salario, solo vitto e alloggio garantito.
Infanzia negata. “Questi bambini – ha spiegato Giannatasio – spesso non esistono dal punto di vista legale e non di rado sono frutto di rapimenti”. Il fotografo, lasciando parlare le immagini, ha raccontato la storia di Sonia, 9 anni, riuscita a scappare dalla schiavitù domestica, ma anche quella di tante altre bambine, anche più piccole, che sono costrette giornalmente a subire questo tipo di sfruttamento che spesso sfocia anche in percosse e non solo. “Vengono considerati oggetti, non giocano, non hanno alcun tipo di relazione con altri bambini, lavorano e basta”. Storie di infanzia negata che, una volta adulti, si ripercuotono in maniera devastante dal punto di vista psicologico.
Vincenzo. In questo buio c’è anche chi si adopera per ridonare luce a questi bambini, in particolare l’associazione “In Viaggio con Vincenzo” nata per onorare la memoria di Vincenzo D’Allestro una delle vittime dell’attentato terroristico di Dhaka avvenuto il 1 luglio 2016. Pamela D’Allestro ha illustrato le iniziative e i progetti che l’associazione sta mettendo in campo per dare dignità ai bambini e ai giovani in nome del rispetto, dell’accoglienza e della solidarietà, valori cari a Vincenzo.