Domenica 30 settembre il maestro Mario Logli ha salutato e ringraziato la popolazione dei borghi di Candelara e Novilara che hanno ospitato, nelle due sedi, la mostra “I castelli della memoria”.
Esordi. La serata ha presentato la figura del maestro Logli secondo una angolazione insolita e ufficiale, grazie alla bravura del giornalista Giovanni Lani che ha dialogato con lui. Mario Logli, proveniente da una famiglia povera, per lui si pensava ad un apprendistato da meccanico, ma il professor Sanchini notò la sua propensione al disegno e gli consiglio di studiare grafica all’Istituto di Belle Arti e poi al Magistero. Un altro momento difficile fu appena uscito dalla scuola, quando gli fu offerto un lavoro a Milano. Ma la madre, pensando al futuro del figlio, l’ha incoraggiato ed aiutato a preparare la valigia con un minimo di corredo di abbigliamento completato grazie anche la generosità dei vicini. Una generosità che è rimasta impressa nel suo cuore e di cui Mario va fiero per averla potuta restituire agli altri attraverso la sua arte. Poi il racconto di vari aneddoti. Una volta un padre di famiglia era stato conquistato da un suo quadro, ma evidentemente non aveva i soldi per comprarlo. Ritorna una seconda volta in mostra e dialoga con il maestro ed al termine Logli si avvicina alla gallerista e dice: “dai il quadro al signore alla cifra che ha a disposizione”, perché era contento che una sua opera potesse portare serenità in una famiglia.
Sorriso. I racconti proseguono con altri aneddoti legati ad altre mostre. Un giorno Mario vede un ragazzo che osserva per più di mezz’ora un suo quadro; incuriosito gli si avvicina e si mette a chiacchierare con lui. Il ragazzo poi un po’ intimorito chiede il prezzo dell’opera. Qualche giorno dopo, il ragazzo torna in mostra, e si avvicina al maestro dicendo di aver trovato un po’ di soldi, ma sono pochi, circa la metà del valore dell’opera e aggiunge di sapere che non sono sufficienti. Il maestro gli risponde invece che bastavano ed il ragazzo potè uscire con il suo quadro tra le braccia. Ma Logli non poteva immaginarsi che qualche giorno dopo per la strada avrebbe incontrato un signore che l’avrebbe abbracciato e ringraziato. Stupito per quell’atteggiamento così caloroso da parte di uno sconosciuto chiese delucidazioni. Il signore si qualifica come papà di quel ragazzo e dice di avergli fatto un grande dono perché il figlio si drogava e per mettere da parte i soldi per acquistare il quadro aveva smesso di acquistare droga. Mario non sa poi se il ragazzo sia riuscito a perseverare nel suo percorso di “redenzione” ma certo queste persone hanno riempito di gioia il suo cuore, perché ha toccato con mano la sua missione di artista che, attraverso la sua pittura, è riuscito almeno per un momento a cambiare il mondo, regalando un sorriso alle persone.