Crisi vocazionali ma anche no. Dopo la doppia ordinazione presbiterale del 2016 con don Giuseppe Leone e don Andrea Marescotti (25/6/2016), anche quest’anno la Chiesa di Pesaro si appresta a vivere la grazia di due nuovi sacerdoti. Sabato 24 giugno, festa di S. Giovanni Battista, nella cattedrale di Pesaro, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo Piero Coccia, don Valerio Rastelletti sarà ordinato prete. Lo stesso accadrà sabato 30 settembre per don Leonardo Reggiani. Nel salutare con gioia l’attesa per i due nuovi sacerdoti, la comunità cristiana di Pesaro si congeda da don Riccardo Gambaccini che, lo scorso 9 giugno, è tornato alla Casa del Padre. Don Riccardo, don Valerio e don Leonardo; doni del Signore alla Chiesa di Pesaro.
Valerio Rastelletti si potrebbe definire un pesarese doc, anzi per la precisione un cattabrighese doc. Un uomo di periferia che domenica 25 giugno alle ore 11.15 celebrerà la sua prima S. Messa nella chiesa parrocchiale dei Santi Terenzio e Marina in Cattabrighe dove tutto è cominciato 40 anni fa con il battesimo celebrato da don Graziano Ceccolini.
Don Valerio dove nasce la tua vocazione al sacerdozio?
Nasce nella mia parrocchia di origine di Cattabrighe. Don Graziano Ceccolini è stato un po’ il mio riferimento perché non solo mi ha accompagnato in questo percorso vocazionale ma è anche colui che mi ha introdotto alla vita cristiana attraverso il battesimo, la comunione e la cresima con il Vescovo Michetti. Come tutte le vocazioni anche la mia non è nata da un giorno all’altro ma è stato un cammino che ho verificato nel tempo fino alla decisione di entrare in seminario. In precedenza ho frequentato la scuola, gli amici, il bar, i luoghi di tutti i giorni. Ho avuto le mie esperienze di vita, di viaggio e di lavoro. Anzitutto gli studi da perito elettronico a Pesaro e poi il militare nell’Arma dei Carabinieri con il car a Benevento e i restanti mesi a Roma. Poi ho lavorato come arredatore al “Punto Arredamenti” di via Giolitti ed è stata per me una grande palestra di vita a contatto con tanta gente e con dei titolari splendidi che mi hanno sempre voluto bene e tutt’ora siamo in ottimi rapporti. Quindi il Signore ha portato a compimento la mia vita.
Parlaci della tua famiglia.
La mia famiglia è pesarese anche se la mamma ha origini abruzzesi, emigrata presto in Francia. Mio padre invece è di S. Marina di Pesaro figlio di pescatori. Il mare nella mia vita è una costante. Grazie a Dio papà e mamma ancora li ho con me e vivono a Cattabrighe. Poi ho due sorelle: Raffaella e Lara. Mio padre di mestiere faceva il camionista mentre mia madre ha sempre fatto la casalinga ed è sempre stata molto vicino sia a me che alle mie sorelle. Insomma una famiglia media con una vita serena in cui non ci è mai mancato nulla.
Cosa ha significato entrare in seminario e chi ti ha sostenuto nella scelta?
Sono entrato seminario a circa 34 anni e la mia famiglia non ha mai ostacolato questa scelta. Certo non è stata una decisione semplice e in questo percorso mi ha accompagnato don Massimo Regini, che a quel tempo era responsabile della pastorale vocazionale e don Marco Di Giorgio che mi ha aiutato molto anche grazie ad un viaggio in Terrasanta. Ma quell’estate del 2010 non la dimenticherò mai. Dover lasciare lavoro, famiglia, amici … Ho sofferto ma alla fine mi sono fatto coraggio ed ho comunicato a tutti che avrei compiuto questo passo. Ad Ancona sono stato per sette anni: un periodo di studio ma anche di formazione umana, spirituale e pastorale. Sono stato assegnato per un tirocinio ad una realtà parrocchiale. I primi due anni a Cattabrighe, poi alla parrocchia di Osteria Nuova con don Lorenzo Volponi, dove ho conosciuto una comunità stupenda. In seguito ho svolto il mio servizio nell’unità del centro storico di Pesaro. Anche in questo caso una grazia di Dio. Ho trovato una comunità molto accogliente a cominciare dal parroco don Stefano Brizi e dal vicario parrocchiale don Roberto Sarti.
E poi un’esperienza importante in terra di missione.
Sì, l’estate scorsa poco prima del diaconato sono stato a Cuba: una terra molto povera e bisognosa di evangelizzazione. Lì sono stato ospitato dai frati minori conventuali. Sono stato a contatto con la povertà e la miseria. In precedenza avevo fatto un’altra esperienza in Bolivia, con la comunità Papa Giovanni XXIII.
Poi il tuo diaconato. Che servizio svolgi oggi?
Ho ricevuto il diaconato il 29 ottobre 2016 consacrando così la mia vita. Oggi svolgo servizio in Duomo ma ho fatto anche un’esperienza in Caritas diocesana. Come diacono l’arcivescovo Piero Coccia mi ha chiesto di prendere in mano la pastorale vocazionale, largamente intesa, compresa la vita familiare. Un incarico che mi stimola molto perché nell’ottobre 2018 si terrà il Sinodo dei Giovani proprio sul tema della fede e del discernimento vocazionale.
Ed ora sei ad un passo dall’ordinazione sacerdotale. Quali emozioni stai vivendo?
Mi sto organizzando nelle cose pratiche e burocratiche ma soprattutto sto cercando di preparare lo spirito per cui ricerco maggiormente la preghiera e vorrei ritagliarmi qualche giorno di ritiro e meditazione. È una cosa grossa ma, pur con qualche ansia e difficoltà, il sentimento prevalente è la gioia.
A cura di Roberto Mazzoli