LE MEDIE DI MONTELABBATE SULLA LINEA GOTICA A “QUOTA 111”
La Liberazione a due passi
da casa… e non lo sapevamo!
Montelabbate – C’è una notte, nel nostro passato, che più di ogni altra ha segnato la storia di questa terra e inciso sulle nostre esistenze. E’ la notte in cui fu assaltata la Linea Gotica e aperta la prima breccia in quel muro che doveva arrestare l’avanzata dei liberatori dell’Italia dai nazifascisti. E’ la notte del 30 agosto 1944. Una notte lunga e piena di dolore che abbiamo voluto raccontare e fare percorrere nei suoi luoghi ai nostri ragazzi, perché sappiano quale terra li accoglie e conoscano il prezzo della loro libertà.
La visita incomincia dal nostro cimitero di guerra, ai piedi delle colline della memoria. Nel grande prato riposano 582 soldati alleati, canadesi e britannici, caduti in questi luoghi al termine di quella drammatica estate del 1944.
Il racconto prende vita all’ombra della piccola cappella del cimitero. La mattina di quel 30 agosto i canadesi e le altre forze alleate giungono ad affacciarsi sulla valle del Foglia. Nei dieci mesi di lavoro per la costruzione della Linea Gotica la piana è stata completamente stravolta: alberi tagliati, casolari abbattuti, frutteti e filari divelti, interi paesi rasi al suolo con le mine, campi disseminati di migliaia di mine. La popolazione è partita, ha lasciato ogni cosa, se n’è andata sulle colline e nelle vicine campagne per sottrarsi alla furia della guerra. E’ uno scenario spettrale quello che si presenta agli alleati. Ma il loro sguardo è costantemente rivolto a quel crinale dove in centinaia di casematte si annida il nemico, armato fino ai denti e pronto a dar battaglia fino all’ultimo respiro.
Il racconto di quel giorno di sangue prosegue tra le bianche lapidi dei caduti. Dei quattro reggimenti che nel pomeriggio si lanciano all’attacco delle difese tedesche, tre falliscono miseramente e vengono respinti sulla linea del Foglia. Le perdite non si contano. Tra le tombe ripercorriamo la disavventura dei Cape Breton Higlanders che non riescono a conquistare la collina di Montecchio e che verrebbero completamente sterminati se un giovane soldato di nome Alphonse Hickey non si immolasse per coprire la ritirata dei pochi compagni sopravvissuti. Gesta che non possono essere dimenticate e che, dopo settant’anni, hanno ancora il potere di stupire ed emozionare profondamente.
Di storie da raccontare, in questo cimitero, ce ne sarebbero tante. Ogni lapide ha un episodio da narrare, vicende intrise di coraggio e di eroismo, ma anche di altruismo e generosità. Come la storia del cappellano Kenhelm Eaton, un giovane pastore luterano che avanzando con la propria compagnia verso le rovine di Osteria Nuova si ferma, malgrado l’intenso fuoco del nemico, per soccorrere un compagno ferito e finisce lui stesso vittima di una mina. Sulla sua tomba spiccano le parole di Giovanni 15,13: “Greather love hath no man than this” (Non c’è per un amico amore più grande).
Dal cimitero saliamo sulla collina, mettendoci sulle tracce del reggimento Perth, l’unico reparto canadese che riesce a conquistare il proprio obiettivo, aprendo la via della Liberazione. Mentre camminiamo sui passi della storia, rivive l’azione di quei valorosi che fecero l’impresa. Il 30 agosto sta volgendo al termine: dopo una terrificante e sanguinosa traversata dei campi minati, col favore delle prime tenebre i Perth riescono a inerpicarsi su questa altura, tra gli abitati di Montecchio e Osteria Nuova. Quindi, con un rapido e violento assalto alla baionetta, irrompono sulla postazione di Quota 111, ottenendo la resa immediata dei tedeschi che la presidiano. Intanto anche noi, ansimanti per la ripida salita percorsa, abbiamo raggiunto Quota 111. “E’ questo il luogo esatto in cui fu aperta la prima breccia nella linea Gotica. Qui i tedeschi, sorpresi nel buio dal furioso attacco dei canadesi, gettarono le armi e levarono le braccia chiamando quei nemici kameraden, compagni!” Lo stupore è dipinto sul volto di tutti, ragazzi e insegnanti: “La Liberazione è passata per questi luoghi, a due passi da casa, e non lo sapevamo!” Pagine di storia mai raccontate, assolutamente cancellate dalla memoria della nostra gente e sottratte all’oblio solo grazie alla testimonianza dei sopravvissuti. Vicende trascurate, dimenticate a tal punto che sul luogo del fortino tedesco è stato costruito un deposito idrico e la strada del vittorioso assalto alla baionetta intitolata a un luogo simbolo della prima guerra mondiale: Redipuglia!
Ci attende ora la cima del colle, l’ultima tappa. E mentre dal crinale lo sguardo si libra sulla vallata oggi così piena di vita, la mente non fa che tornare a quelle esistenze intrappolate nei campi minati, al sangue, al terrore di quella notte di fine estate. La scalata della vetta intanto si fa più agevole, più ariosa. Non così per i nostri liberatori che, dopo la conquista di Quota 111, vengono bloccati da un nuovo e più violento attacco nemico. Mentre il grosso della compagnia attende che il fuoco si plachi, alcuni uomini pensano di aggirare la collina dal retro, per una via più accidentata e difficilmente controllabile. L’operazione è resa ancora più rischiosa da uno straordinario chiaro di luna. E’ quasi mezzanotte quando quel manipolo di temerari riesce a raggiungere Quota 147, sorprendendo alle spalle il nemico. La casamatta, ancora esistente ai margini del campo, ora è presa d’assalto dai ragazzi curiosi: “Ma ci sono solo delle foglie secche, dentro questo buco!” Affacciati all’apertura del fortino, i giovani esploratori osservano stupiti quel poco che resta di quella notte lontana. Forse è vero, di tanto dolore e distruzione non è rimasta che una manciata di foglie secche. Ma guardatevi attorno, ragazzi: il sacrificio di quegli uomini feconda ancora la primavera di queste colline e riempie il nostro futuro di speranza, di libertà e di pace.
Roberto Rossi