L’ARCIVESCOVO COCCIA IN VISITA AGLI OSPEDALI DELLA CITTA’
La vita è sempre degna di essere vissuta
In uno dei tanti biglietti di ringraziamento appesi lungo i corridoi dell’Ospedale di Muraglia, inviati dai pazienti ai medici e a tutto il personale sanitario, c’è scritto: “In giorni di dolore e di angoscia ho scoperto emozioni e sentimenti che stravolgono per la loro bellissima umanità”.
E’ come una conferma, indiretta e involontaria, di quanto Papa Francesco scrive nel suo Messaggio per la XXIII Giornata mondiale del Malato: l’esperienza della malattia può diventare uno dei luoghi privilegiati per acquisire la “sapienza del cuore”, una sapienza con la quale si scopre “la dignità inviolabile dell’umanità di ogni persona” e “la grande menzogna di chi crede che una vita gravemente affetta da malattia non sia degna di essere vissuta”.
Per affermare invece la sacralità di ogni vita umana, soprattutto se affetta da malattia e per testimoniare la vicinanza della Chiesa a chi è nella sofferenza, l’Arcivescovo Piero Coccia, nelle mattinate dell’11 e del 12 febbraio, ha visitato, uno ad uno, tutti i degenti delle due strutture ospedaliere della città e ha comunicato ai primari, ai medici e agli infermieri che lo hanno accolto i contenuti essenziali del Messaggio del Pontefice. Una preghiera particolare per tutti gli infermi e per quanti li assistono è stata inoltre recitata al termine della concelebrazione eucaristica da lui presieduta nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Soria (trasmessa da Radio Incontro).
In un’occasione come questa, l’intelligenza umana, incapace di comprendere fino in fondo il dramma del dolore, specialmente del dolore innocente, è invitata dalla Chiesa a confrontarsi con la Croce di Cristo: “scandalo” per la fede, ma anche “verifica” della fede, perché abbracciandola, come ha sottolineato l’Arcivescovo, ci si scopre più ricchi in umanità, più aperti all’essenziale.
Abbiamo chiesto a padre Aldo Marinelli, responsabile della Pastorale Sanitaria della nostra Arcidiocesi, una riflessione sull’esperienza di queste due Giornate.
Nelle prossime uscite del Nuovo Amico proporremo altre testimonianze in merito.
Padre Aldo, ricordiamo brevemente per quali motivi Giovanni Paolo II ha indetto nel 1992 la Giornata Mondiale del Malato.
I motivi sono indicati con chiarezza nella lettera di indizione: richiamare la società civile e la comunità cristiana alla necessità di assistere al meglio gli infermi; aiutare i malati stessi a valorizzare il tempo della sofferenza; coinvolgere i consacrati ed i laici nel prezioso impegno del volontariato; sottolineare l’importanza della formazione degli operatori sanitari; far meglio comprendere ai sacerdoti l’importanza dell’assistenza religiosa agli infermi, perché è missione fondamentale della Chiesa accogliere ogni vita, specialmente se debole o malata.
Del Messaggio inviato quest’anno da papa Francesco che cosa ti ha colpito maggiormente?
Lo stile semplice ed immediato con cui sono comunicate tante cose preziose. Due me ne sono rimaste di più dentro. Innanzi tutto la sottolineatura che l’esperienza della malattia e del dolore può diventare, nella prospettiva della fede, origine di sapienza (“sapientia cordis”): una sapienza di cui abbiamo bisogno per dare un senso vero al vivere e al morire. In secondo luogo l’espressione “Il tempo passato accanto al malato è […] un grande cammino di santificazione”. Con queste parole, Papa Francesco capovolge totalmente quanto comunemente si pensa: non sono i “sani” a far qualcosa per chi soffre, ma sono i “malati” ad offrire una occasione preziosa di santificazione!
Hai accompagnato il nostro Arcivescovo nella visita, stanza per stanza, ai degenti dei due plessi ospedalieri cittadini. Che cosa puoi dirci del suo incontro con i malati?
Probabilmente chi giudica dall’esterno si sarà fatto l’idea che la visita dell’Arcivescovo sia stata un qualcosa di istituzionale. Chi ha avuto l’opportunità di accompagnarlo si è reso conto invece di come l’incontro con i singoli malati, uno per uno, con il personale sanitario ed i volontari sia stato un vero momento di grazia. Ovunque è stato accolto con viva cordialità, a volte con affetto e profonda commozione. Nei vari reparti visitati il Vescovo si è intrattenuto con i medici ed il personale infermieristico, interessandosi delle difficoltà e dei traguardi raggiunti. A tutti ha espresso apprezzamento per il servizio svolto e incoraggiamento.
Ma è soprattutto nell’incontro con i singoli malati che la visita ha manifestato il suo significato più vero. Per ognuno c’è stata una parola di conforto e di speranza, oltre all’ascolto attento e paziente. La visita ha occupato due ampie mattinate: mercoledì 11 febbraio, nella struttura di Muraglia, dalle 9 alle 13; e giovedì 12, nella struttura del San Salvatore, dalle 9 alle 15,50 circa. Senza soste o interruzioni! Altre volte nel corso dell’anno il Vescovo visita i malati, ma in questa Giornata il suo gesto dà una particolare visibilità alla missione della Chiesa verso il mondo della sofferenza.
La presenza della comunità cristiana dentro l’Ospedale non si esaurisce naturalmente con la Giornata del Malato. Come si svolge la Pastorale Sanitaria nella nostra Arcidiocesi?
Certo, non si esaurisce in un’unica giornata. La nostra presenza negli Ospedali continua attraverso le visite dei cappellani e dei volontari della Cappellania ospedaliera. Ma l’ambito della Pastorale della Salute è ancora più vasto. Coloro che soffrono non si trovano soltanto nelle strutture sanitarie e assistenziali, ma anche nelle parrocchie, nel famiglie, a volte vivono soli… La presenza della Chiesa deve recare la luce e la grazia del Signore a loro e a quanti se ne prendono cura.
E’ necessario pertanto dar vita o rafforzare ulteriormente la Pastorale della Salute in ogni Parrocchia perché ci sia una maggiore attenzione e sensibilità nei confronti dei malati e dei sofferenti.
a cura di Paola Campanini