Se non ci fosse stato un Papa così avremmo dovuto inventarlo. Dall’alto del suo “servizio petrino” grazie alla sua scienza e alla sua virtù, ha raggiunto tutti e si è inserito in ogni ambito dell’umano, dalla religione fino alla politica. Quante lezioni sulla cultura della fede, quanti discorsi sul cristianesimo generatore di civiltà, quanto coraggio nell’affrontare la ‘religione della laicità’! In una babele odierna si rivolge al mondo con lo strumento prezioso della ragione, che non esclude nessuno. “Il suo segreto – secondo Wailers – è l’unione di Gerusalemme e Atene, quale metafora per descrivere il cristianesimo. Forza e misura di teologo, diventato Pietro, raggiungono i vertici dell’estetica sicché la grammatica della santità e quella della bellezza coincidono. E ne diventa eccellente testimone. Non permetterebbe che “un cristianesimo poco musicale rischiasse di diventare insensibile anche al Logos della verità e della contemplazione della bellezza” (Sequeri). Definito il Mozart della teologia, dalle partiture risale la voce di Dio.
Non solo musica ma anche letteratura. Le sue catechesi del mercoledì sono dei veri ‘trattati esaurienti’. Introduce il tema dell’esperienza degli Apostoli, dei santi Padri, delle figure femminili della Chiesa… e ultimamente l’Anno della Fede. Quei libri (Gesù di Nazaret, 3 volumi) definiti “una carezza sul volto di Gesù” per liberarlo dalle ombre, dalle ragnatele della dubbiosità, dalla falsa devozione che fa diventare quel viso una maschera di cera” (Davide Rondoni).
Ha ridisegnato con la “Caritas in veritate” la prospettiva del mercato. Una semplice citazione per capire: “la giustizia cristiana non può essere ristretta al giudizio sul momento distributivo della ricchezza, ma deve spingersi fino alla sua produzione: occorre cioè chiedere se viene rispettata la dignità del lavoro umano”. Da Valencia all’Italia in tre tappe, per salvare vita e famiglia e i cosiddetti “principi non negoziabili”. La responsabile del settore ‘Famiglia e Società’ della Conferenza episcopale francese, spiega “La Chiesa ha il dovere di divulgare quel grande tesoro che è l’antropologia cristiana, secondo il magistero di Benedetto XVI”. Quante parole sono state spese riguardo la rinuncia al pontificato! Il suo è stato un passo coraggioso e profetico, che aiuta a capire e ad individuare la via e l’orizzonte dell’Ecumenismo, quasi ultimo atto di quanto il capo della Chiesa cattolica ha fatto su questo fronte, verso gli ortodossi, gli evangelici, i protestanti e gli anglicani.
Dialoga con gli ebrei. Nel 2010 Riccardo Di Segni accolse il Papa nella Sinagoga di Roma, ha rimarcato il legame del cristianesimo con le radici ebraiche e bibliche. Dialoga con i musulmani. Invita ad allargare l’ambito della ragione. Con il discorso di Ratisbona Egli ha posto i fondamenti per un dialogo autentico, che non parte dalla teologia, bensì dalla ragione e dalla storia, in particolare dalla storia socio-politica.
Come padre ed educatore va diritto al cuore dei giovani. Fin dai primi incontri si capì che c’era sintonia. Ha saputo incontrarli con parole piene di senso.
Per concludere: la sua mano sulla spalla d’Italia. Nella lettera per il 150° dell’Unità dichiara come il cristianesimo ha plasmato la storia e la civiltà nel nostro Paese.
Raffaele Mazzoli
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