Pesaro città di mare. Oggi una vocazione più turistica ma un tempo il legame con la pesca e con il suo porto era indissolubile. Da qui nasce anche la festa e la devozione alla Madonna della Scala. Ma che cosa rappresenta questa iconografia? Un sonetto del 1684 identifica la Beata Vergine Maria come la porta tra il cielo e la terra e colloca nel porto di Pesaro l’ingresso verso l’alto. “Oggi Pesaro anch’ei adora in Terra, una Scala, per cui suoi voti al Cielo salgan, per cui scendan le grazie in Terra. Questa Scala è Maria Diva del Cielo, per cui ben merita esser nomato Terra di Dio, e il Porto suo Porta del Cielo”.
Arcidiocesi. Ed il collegamento tra il basso e l’alto riecheggia anche nel messaggio che l’arcivescovo Piero Coccia ha scritto in occasione della “Festa del Porto” 2019. «Nella recente Assemblea di tutti i Vescovi italiani svoltasi a Roma dal 20 al 24 maggio scorso – scrive monsignor Coccia – è intervenuto Papa Francesco il quale parlando ai confratelli vescovi ha ricordato che la sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa e che essa va promossa nella duplice direzione dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, con un particolare coinvolgimento dei laici. La tradizionale festa della Madonna del Porto della prima domenica di luglio, consente di fare una ulteriore esperienza di chiesa chiamata a camminare insieme, come la parola sinodo (sin-insieme ed odos =cammino) ci ricorda. Mi è caro ricordare che questa esperienza impegna primariamente a camminare insieme al Signore. Successivamente insieme a tutte le componenti della comunità parrocchiale e diocesana. E da ultimo la sinodalità va vissuta condividendo le problematiche del territorio dove la comunità cristiana è collocata. Questa triplice esperienza di sinodalità va sempre coltivata per essere una comunità che prolunga l’esperienza del Cristo unico Salvatore nell’arco della storia umana, anche della nostra».
Istituzioni. La voce della Chiesa di Pesaro trova eco per questa festa anche nelle autorità civili di Pesaro. Il sindaco Matteo Ricci richiama le salde e forti radici del quartiere del porto «una realtà – dice – fortemente legata al lavoro e al tempo stesso un ponte verso altri mondi. L’impegno degli ultimi anni è stato mirato a farne ripartire l’economia
e a renderlo uno dei luoghi più belli e attrattivi, grazie ai lavori per la modernizzazione. Ma la comunità del porto ci ricorda ogni anno che il futuro si costruisce rinnovando la memoria e, soprattutto, conservando la storia. Tenere viva la tradizione di questa festa significa, quindi, alimentare l’anima della città».
E a poco meno di un anno dal suo insediamento interviene anche il Comandante della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Pesaro Maurizio Tipaldi. «Sono da sempre un sostenitore dei porti quali strutture non separate dalle città ma al contrario da intendersi porzioni di esse, dove i cittadini, in un’adeguata cornice di sicurezza, possono accedere in serenità e vivere anche quelle ricorrenze, come la Festa della Beatissima Vergine Maria della Scala, che rappresentano dei momenti unici durante i quali condividere e riscoprire le proprie radici e le proprie tradizioni. Il porto di Pesaro, secondo la mia opinione, oltre a rappresentare il cuore pulsante di una realtà cantieristica, crocieristica, diportistica e peschereccia che vuole rilanciarsi quale volano di benessere economico e sociale per tutti i pesaresi dopo anni di evidenti difficoltà, può restituire, anche attraverso una semplice passeggiata tra le bancarelle, lungo le banchine e i moli, quelle preziose emozioni e suggestioni “marinare” che, esaltate dalla tradizionale processione in mare e la complicità dei bellissimi tramonti della seducente costa pesarese, arrivano ai cuori di chi sceglie di visitarlo».
Parrocchia. Ma che senso ha oggi festeggiare la parrocchia e il quartiere del porto? A spiegarlo sono il parroco don Marco De Franeschi, don George Ajeesh (don Matteo), il Diacono Giorgio Perugini e gli Accoliti Enrico e Michele. «Dobbiamo fare festa per essere capaci insieme di affrontare e superare le difficoltà economiche e sociali che stiamo attraversando. Il clima sociale è depresso perché la politica non riesce ad aiutarci a risolvere il problema del lavoro, della famiglia, della sanità. La povertà è una piaga sociale sempre più diffusa. L’espansione della droga tra i giovani ed anche tra i non-giovani è dilagante. Segno che le persone non riescono da sole ad affrontare il malessere interiore ed esteriore. Malattie gravi sono in continuo aumento, ma soprattutto la gente vive senza speranza perché ha dimenticato che la fede in Gesù Cristo è il pane quotidiano che sfama il desiderio di felicità. Senza Dio non esiste la vera felicità. Con la festa vogliamo riaccendere una luce che ci aiuti a camminare insieme e a vivere in modo che non ci lasciamo sopraffare dalle oscurità di oggi».
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