E se le cose fossero andate diversamente? Se un piccolo e magari insignificante episodio avesse potuto cambiare il corso degli eventi? In tanti hanno provato a risalire, con l’immaginazione, i fiumi di inchiostro versati sui libri di storia. Alla fine dell’Ottocento venne addirittura coniato un apposito termine: ucronia, una sorta di genere letterario a metà strada tra il romanzo storico e la fantascienza.
Secondo Benedetto Croce le cose sono andate come dovevano andare perché la Storia non si fa con i se… Già! Eppure la macchina del tempo continua ad affascinare infinite schiere di sognatori. Qualcuno oggi ha creato un archivio digitale di tutte le pubblicazioni ucroniche.
All’indirizzo www.uchronia.net si contano migliaia di titoli. Tra questi non mancano le trasposizioni cinematografiche e le “riscritture italiane”. Insomma si tratta di un genere che “tira” e non solo tra gli appassionati del settore. Scompaginare la Storia aiuta infatti a riflettere meglio sul tempo attuale. In questo filone il romanzo ucronico di Alberto Guarino sull’unità d’Italia si colloca senza dubbio tra gli esperimenti meglio riusciti. Un testo agile e ben strutturato, capace di riportare il lettore alla corte di Francesco II di Borbone fino al bivio del tramonto del suo Regno. Qui tutto viene riscritto o per meglio dire rivissuto.
I protagonisti animano situazioni che in un attimo proiettano il lettore sul palcoscenico della Storia. Non è azzardato paragonare questi dialoghi e queste voci all’antico teatro di Eduardo De Filippo. Del resto Alberto Guarino è un napoletano verace, proprio come l’ultimo Re delle Sue Sicilie, innamorato e profondo conoscitore della lingua e delle tradizioni partenopee. Un colpo di genio e di ironia è il capitolo dedicato alla celebrazione del processo contro Garibaldi e Giacomo Alessandro Bixio, così come le pagine dedicate alla Questione romana brillantemente risolta dal Re Francesco, abile a mettere in scacco Vittorio Emanuele II e nell’ispirare il disegno divino nel cuore di Pio IX. Il risultato finale porta Guarino a immaginare un’unità d’Italia realizzata senza spargimento di sangue, con il sapore romantico di rivalsa, ma alla ricerca, per sua stessa ammissione, di quella identità “annientata dalle falsità della Storia.”
ROBERTO MAZZOLI