Le vicende legate al domicilio coatto riservato a ebrei e oppositori politici dal regime fascista durante il secondo conflitto mondiale in diversi comuni della provincia di Pesaro, meritano particolare attenzione. Per Sassocorvaro è ancora incompleta la storia di una donna del posto, madre di tre figli e precocemente vedova, che nel dicembre ’43 salvò un ebreo internato. La coraggiosa cittadina porta il nome di Eurosia Carboni e di lei si è occupato per la prima volta il Nuovo Amico nell’edizione n. 2 del 2016.
Eurosia nelle lettere di un’altra ebrea
Eurosia avrebbe menzionato un internato di nome Piperno, attribuendogli la qualifica di medico, mentre nel riconoscimento che il Fondo nazionale ebraico, a firma Valeria Finzi, le ha riservato – rappresentando la sua generosità con l’albero dei giusti – non è indicata la persona che ricevette un aiuto sostanziale in un momento di gravissimo pericolo. Dunque l’identità del salvato non viene ufficializzata. In base ai nostri studi e alla documentazione depositata presso l’Archivio di Stato di Pesaro, si conferma quanto emerge anche da memorie locali (in particolare dal diario di Francesco Fabbri) circa l’arresto da parte degli occupanti tedeschi, il 3 dicembre 1943, degli ebrei internati presenti nel comune. Sappiamo tuttavia che non furono portati in campo di concentramento come riporta il diario, bensì in carcere. Furono arrestate in quella giornata tre donne ebree: due provenienti da Vienna, la giovane Alex Ilse e la madre Elvira Braum, e la polacca Barer Chaia. Esse vennero tradotte nelle carceri di Macerata Feltria dove restarono per qualche tempo. Ipotizziamo che con loro possano essere stati fermati anche l’ebrea tedesca Meyer Edith e Uberto Uberti, un internato politico italiano molto vicino alle donne citate, tanto che mesi dopo, nel maggio 1944, fuggirà con tre di loro.
Barer Chaia li anticipa nel marzo. Scarcerata per ragioni di salute, si allontana dal comune dov’era stata inviata e ripara a Firenze presso amici. Di qui nell’immediato dopoguerra invierà una lettera a Sassocorvaro per ottenere l’attestazione dell’internamento subito. Nel testo fa il nome di Eurosia, dicendo che si è rivolta a lei per un sollecito al comune, dal quale attende i documenti necessari per il ritorno in patria.Gli altri quattro arrestati citati – Braum, Alex, Meyer e Uberti – fuggono insieme da Sassocorvaro dopo la scarcerazione e il nuovo internamento nel comune. Delle donne sappiamo che vengono rintracciate e internate a Urbania dove restano fino alla liberazione, di Uberti non conosciamo altro.
Quei tre nomi
Resta ora da chiarire la presenza di medici e di un internato di nome Piperno. Dalla documentazione reperita, emerge che sicuramente furono presenti come internati i tre medici seguenti.
– Cameo Angelo, nato nel 1879 a Pisa, coniugato con Cucchiari Corinna, non ebrea. Internato nel campo di concentramento di Urbisaglia nel 1940, dopo altri passaggi giunge a Sassocorvaro, dove resta da aprile a settembre 1941, data della revoca. Medico specializzato in dermatologia, è ricordato in loco per aver curato alcuni cittadini che guarirono da gravi patologie. Sappiamo che dopo l’8 settembre 1943 i Cameo si rifugiano con altri congiunti nelle campagne anconetane dove attendono la liberazione confusi con i contadini locali.
– Hausner Theodore Herzl, nato nel 1905 a Chortkov, allora Polonia, oggi Ucraina. Entrato in Italia nel maggio del 1936, è medico e ha nazionalità palestinese. Vive per qualche anno a Milano, poi nel dicembre 1940 viene internato nel campo di concentramento di Montechiarugolo di Parma. Trasferito a Sassocorvaro, vi giunge nel marzo 1941. Nel comune è autorizzato a convivere con una donna italiana. Ricoverato in un ospedale romano in agosto 1942, conosce una lunga degenza. Risulta ufficialmente internato a Sassocorvaro fino al 20 gennaio 1943 ma solo nel settembre 1943 il suo nome viene radiato dall’elenco degli internati. Poi se ne perdono le tracce fino al febbraio 1958 quando, da Milano, chiede al sindaco di Sassocorvaro l’attestazione del periodo di internamento subito per ragioni razziali al fine di ottenere risarcimento dallo Stato germanico. Ha in corso la pratica per diventare cittadino italiano.
– Reich Albert, nato nel 1878 a Leslam, Cecoslovacchia. Medico specializzato, entra in Italia nel settembre ’38 con passaporto rilasciato a Berlino e va a risiedere a Santa Margherita Ligure dove vive la ex moglie tedesca, non ebrea. Viene arrestato e internato nel pesarese, prima a Macerata Feltria poi a Sassocorvaro, da novembre 1940 al 4 marzo 1941. Dopodiché viene rimandato presso la ex moglie in attesa di espatriare, avendo un affidavit per u viaggio di sola andata verso gli USA.
Un’ipotesi suggestiva
Resta ora da chiarire la vicenda di un internato ebreo di nome Piperno. Sicuramente Piperno Giuseppe, nato a Roma nel 1898, commerciante, viene internato a Sassocorvaro. Il periodo di permanenza va da settembre 1940 all’11 marzo 1941, data della revoca. La moglie Enrichetta Terracina è autorizzata a convivere con lui e in effetti il romano è ricordato da alcuni abitanti del paese assieme alla consorte. La revoca della pena avviene dopo sette mesi, tuttavia il ritorno a casa non comporta la salvezza. I due coniugi e la madre di Giuseppe vengono arrestati a Roma da tedeschi nella retata del 16 ottobre 1943 e deportati ad Auschwitz dove finiscono i loro giorni. Da quanto detto, si ricava che nel dicembre 1943 i tre medici citati e Giuseppe Piperno non sono più a Sassocorvaro. Sulla base dei dati ufficiali della questura non risultano altri medici né altri Piperno tra i 23 ebrei che durante la guerra transitarono nel comune come internati.
In mancanza di nuovi elementi e in attesa di una verifica che può essere compiuta da altri ricercatori, possiamo fare un’ipotesi. A meno che a Sassocorvaro sia giunto segretamente un Piperno medico, magari sfollato e sotto falso nome come tanti del resto nel periodo bellico, dai dati conosciuti siamo propensi a credere che il salvato sia Hausner Theodore Herzl. É improbabile infatti che dopo il proscioglimento egli ritorni a Milano dov’era ben conosciuto come ebreo. Si può ipotizzare che resti clandestinamente a Sassocorvaro, nascosto in casa o comunque in un edificio sotto la sorveglianza amica di una donna intraprendente e pronta a imboccare la strada giusta disinteressatamente e a dispetto dei rischi personali. Questa donna, conosciuta con il soprannome di Babona, si chiamava Eurosia Carboni.
Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni