L’intervista di papa Francesco rilasciata alla giornalista Stefania Falasca. Non si può non definire per l’improntitudine dello Spirito e la vastità degli orizzonti, “l’intervista sui passi di Pietro”. Farne soggetto di un semplice e brevissimo, asciutto editoriale è un azzardo. Difatti non racconto, non commento, bensì avvicinerò alcuni momenti che ritengo particolarmente nuovi, significativi e profetici, relativi al futuro della Chiesa e del suo cammino nell’attuale anno pastorale e ispirazioni molto simili, quasi le stesse. Papa Giovanni XXIII per il Concilio annotava nell’agenda “per la prima volta e, come a caso, mi accadde di pronunciare il nome Concilio … Tutto fu chiaro in me, questo è stato fatto dal Signore…” La domenica successiva fece l’annuncio ufficiale. Similmente accade a papa Francesco per il Giubileo della Misericordia: “Non ho fatto un piano; semplicemente quello che mi ispirava lo Spirito Santo. Bisogna lasciare fare a Lui. La Chiesa è il Vangelo.” Spiega con chiarezza come Giubileo ed ecumenismo, misericordia e unità siano frutto del Concilio, ma ci vorrà ancora molto tempo per recepire tutto il Vaticano II. E dice che fare esperienza del Perdono sposta l’asse della concezione cristiana da un certo legalismo, anche ideologico, alla Persona di Dio che si è fatto Misericordia. Alcuni – si pensi a certe repliche ad “Amoris laetitia” – continuano a non comprendere. Ci tiene a precisare che i recenti incontri ecumenici non sono frutto dell’Anno Santo della Misericordia ma di un percorso avviato col Vaticano II, nessuna accelerazione quindi, è il cammino del Concilio che va avanti, si intensifica.”
In questo momento l’unità si fa su tre strade: camminare insieme con le opere di carità, pregare insieme, e poi riconoscere la confessione così come si esprime nel comune martirio, nell’ecumenismo del sangue. Fin qui parole di Francesco che avrebbero in blocco potuto essere “messe”, parole attraverso le quali esprime non solo prospettive ecclesiali ma anche la sofferenza e la sorpresa di non essere capito. Per quanto riguarda il Concilio, siamo a metà strada e ci saranno ancora molte perplessità nell’attualizzarlo su certe aperture, specialmente per quanto riguarda l’unità dei cristiani. Una ferita che muri e separazioni hanno reso più profonda, sicché l’agonia di Giovanni XXIII che sospirava “Ut unum sint” corrisponde alla sofferenza del papato di oggi. Per la diversità, la storia, la divisione del cristianesimo odierno, il Cristo per quanto rimarrà ancora diviso? Papa Francesco non demorde e non si vende.
Raffaele Mazzoli