La modernità assedia la famiglia
Le contraddizioni della modernità assediano la famiglia e ne scuotono la struttura fondamentale. Sono in gioco parimenti matrimonio, famiglia e filiazione. L’allarme viene da uno scritto di Vittorio Possenti noto esperto di cose sociali. “La contraddizione tra mariage pour tous e demariage (dematrimonializzazione) sottrae valori specifici all’istituzione del matrimonio quello tra coppia e famiglia e quello tra filiazione e defiliazione”. Esse procedono così velocemente che sarà arduo tornare indietro poiché le trasformazioni vengono spesso recepite in legge e come tali vengono consolidate. Ciò che sta accadendo assomiglia a una rivoluzione perfino difficile da interpretare, qualcosa che sovverte le basi del matrimonio, della famiglia, della procreazione. Tra i fattori del fenomeno assume importanza la cultura liberal-libertaria entro la quale si è fatta strada l’idea che il matrimonio e famiglia siano libere e mutevoli costruzioni sociali affidate alla volontà insindacabile del soggetto. Il matrimonio, puro e semplice (pour tous) sbandierato in Francia come diritto inalienabile copre una serie di fenomeni diversi e porta in sé il veleno della menzogna (nominalismo). La cultura che sta dietro predica, sic et simpliciter, che matrimonio e famiglia sono mere costruzioni sociali. Si fregiano del nome del matrimonio col suo simbolismo, la sua dignità e stabilità, quando in realtà si vuole scalzare il matrimonio eterosessuale dalla concorrenza delle più svariate forme di convivenza attribuendo ad ognuna la simbolica matrimoniale. Le conseguenze di queste contraddizioni che assediano il cuore delle famiglie sono tante, imprevedibili e sorprendentemente gravi tra cui la dissociazione tra matrimonio e famiglia. Per lunghe epoche il cuore del matrimonio non era solo la coppia, ma la coppia con figli, la famiglia naturale. Attualmente si teorizza la dissociazione volontaria tra matrimonio e filiazione. La soggettività della coppia diventa dominante: il figlio è un aggiunta del tutto opzionale e la spinta a procreare diminuisce giacchè il figlio non è inteso come un compimento ma come un dettaglio. Se a tutto ciò si aggiunge il mito della tecnica si sfiora addirittura la tragedia ecologica. Ciò che vale per il creato vale anche per l’assetto sociale. In sintesi: “il matrimonio per tutti” svuota l’istituzione e lascia i figli in balia della tecnica e delle pretese soggettive. Forse la fine di una novella meravigliosa?
Raffaele Mazzoli