LE RIFLESSIONI DEGLI OSPITI DELLA COMUNITA’ PER LA SETTIMANA SANTA
L’Arcivescovo Coccia lava i piedi ai giovani de «L’Imprevisto»
Dodici ragazzi e ragazze, ospiti della Comunità terapeutica educativa gestita dalla cooperativa L’imprevisto parteciperanno alla cerimonia della lavanda dei piedi in Duomo, giovedì 2 aprile, Giovedì Santo. La cooperativa ospita 60 ragazzi in più centri, e per loro questo è un momento dal grande significat. Che provoca stupore e attenzione. Pubblichiamo una riflessione dei ragazzi e dei loro educatori.
Chi non si scandalizzerebbe, chi non si spaventerebbe nel sentire che Uno molto, molto importante, sta venendo a lui per lavargli i piedi. Che coraggio, che audacia Lui, che si china su di me per lavarmi i piedi; che sgomento per questo incredibile, inusitato gesto. Da rimaner senza fiato, in eterno.
Di anno in anno abbiamo accettato che l’Arcivescovo ci lavasse i piedi. Lavasse i piedi ai nostri ragazzi. Ce l’ha chiesto tanto tempo fa l’allora Arcivescovo di Pesaro Monsignor Angelo Bagnasco, ora Cardinale a Genova. Anche l’attuale Arcivescovo Monsignor Piero Coccia ha desiderato continuare quest’esperienza che ormai è diventata una tradizione.
Tuttavia non viene meno la sorpresa, la temeraria audacia a cui si sentono chiamati i ragazzi. Stare lì, pronti, in silenzio, con tanti fedeli intorno, nella solennità della Cattedrale di Pesaro, rapiti dalla maestosità dei canti, lì fermi, presi, guardati, afferrati da un gesto di inaudita semplicità, di sontuosa umiltà. Gesù che lava i piedi ai suoi apostoli, glieli asciuga, li bacia. E poi quelle parole, misteriose, ma belle, calde, che abbracciano: “quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”.
Chi sono io, chi siamo noi, per essere chiamati a tanto?
A pensarci bene, non solo noi abbiamo bisogno di lavare i piedi, ma anche chi è pulito ha bisogno di lavare i piedi. Ogni giorno abbiamo bisogno, non solo una volta, oppure solo di tanto in tanto.
Se anche noi potessimo, riuscissimo a lavare i piedi a tanti, a vivere la vita come servizio, sicuramente il deserto fiorirebbe. Che struggente desiderio dare la vita, consegnarsi agli altri.
Ora non protestiamo più, non sentiamo più la grande umiliazione … abbiamo solo stupore.