Un cammino di fede che prosegue senza soluzione di continuità, anzi si rafforza nell’incontro delle nostre diversità, nella fedele obbedienza e nel rispetto… Noi fin da ora ci sentiamo a completa disposizione per la prosecuzione delle attività pastorali fin qui partecipate”. Con la consapevolezza di un cammino che non si interrompe, la comunità di San Martino Vescovo ha accolto – domenica 29 settembre – il passaggio di consegne alla guida della parrocchia da mons. Franco Tamburini a don Matteo Merli, già parroco di San Fabiano in Villa Ceccolini.
Lo stesso don Matteo, rispondendo al saluto, ha espresso il desiderio di “entrare nelle trame della comunità” e ha invitato i fedeli “a non aspettarsi in questi primi tempi chissà quali iniziative rivoluzionarie, perché occorre riservarsi del tempo per incontrarsi, conoscersi, ascoltarsi, confrontarsi e comprendere come il Signore desidera far crescere i frutti di grazia che ha già donato”. Sarebbe stato impossibile, del resto, non avvertire l’esigenza di partire da quanto nel tempo è stato costruito. Perché “don Franco” non solo ha avuto il merito di essere stato il fondatore di questa parrocchia, ma l’ha anche retta per ben 51 anni. E lo ha fatto, ha ricordato l’Arcivescovo Piero Coccia, “con entusiasmo, con sacrificio e con passione; collaborando in varie forme anche a livello diocesano, attraverso incarichi particolari ricevuti dai vescovi; e sempre con obbedienza, coerenza, chiarezza e anche tenerezza, stando vicino ai parrocchiani e indirizzandoli alla fede soprattutto nei momenti più difficili”.
In questo “tessuto connettivo di relazioni già consolidate”, ha detto don Matteo, “mi dovrò inserire, facendo i conti con lo realtà particolare del quartiere di San Martino, perché il nostro Dio non è nell’alto dei cieli, ma incarnato tra noi”. In un preciso contesto perciò il nuovo parroco dovrà “arare la vigna di Dio”, “avvicinando i sofferenti, i malati, gli anziani; sostenendo le famiglie; proponendo ai giovani alti ideali; pronunciando parole di fede e di perdono che riconciliano e ritemprano, edificano e creano”. E sempre con la consapevolezza che “il cuore pulsante di ogni iniziativa è la preghiera”. Infatti – ha precisato l’Arcivescovo – più importante di quello che don Matteo farà è la testimonianza di fede che come parroco darà. Perché al di fuori dell’esperienza della fede ogni costruzione risulta estremamente fragile.
Mons. Coccia ha poi raccomandato di riprendere i sentieri da lui già indicati dopo la Visita Pastorale: la formazione degli operatori pastorali, la cura delle famiglie, la vicinanza ai giovani, la collaborazione con i laici, chiamati sempre più ad una corresponsabilizzazione. Una strada chiara, per continuare ad edificare la “ecclesia” di San Martino, che, come ha affermato un rappresentante della parrocchia, “è fisicamente situata in Piazza Giovanni XXIII, ma soprattutto e prima di tutto nei cuori”.
P.C.