A sentirlo sembra il nome di un capotribù africano, invece è un albero venuto dalla Cina. Fino a pochi anni fa nelle Marche ve ne erano soltanto due esemplari: nell’Orto botanico dell’Università di Urbino ed in quella di Camerino. E’ una vera rarità, perche i primi esemplari fossili risalgono a 250 milioni di anni. I miei remoti studi di botanica, assistiti dalla prof. Petra Scaramella, mi dicono che appartiene alla famiglia delle Gimnospermae. Ed è una pianta maschile o femminile, per fecondarla occorre far incontrare l’ovulo ed il polline e ricordo ancora le sghignazzate goliardiche quando supponevamo di far incontrare i due alberi (maschio e femmina a più di 100 km. di distanza) per ottenere i semi fecondati.
La prof Scaramella ci promise che non avremmo superato l’esame di botanica perché non sapevamo che le piante si moltiplicano anche per talea o margotta. In ogni caso oggi un esemplare di Ginkgo orna piazza Olivieri fra le proteste dei pesaresi che sono conservatori e che in quella piazzetta non avevano mai visto un albero. Speriamo che l’albero non sia femmina perché i ‘frutti’ se schiacciati emanano cattivo odore. Sono le stesse proteste che hanno accolto le strane panchine vicino alla Palla di Pomodoro. A torto o ragione l’importante è brontolare. Il sindaco Matteo Ricci ha commentato che il Ginkgo lo aveva lasciato perplesso, ma i dissensi ascoltati glielo avevano fatto diventare simpatico. Stesso discorso per le panchine. A questo punto debbo avvertire Matteo Ricci: ultimamente stiamo esprimendo le stesse opinioni. Non è possibile; uno dei due sbaglia.
Alvaro Coli