Tra il 27 e il 29 dicembre, alcuni giovani tra i 14 e i 18 anni, provenienti da varie parrocchie della diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, hanno vissuto un’esperienza di vita comune a Castelcavallino. Le giornate sono state organizzate dall’equipe di pastorale giovanile diocesana, guidata da don Nino Maluccio; le attività proposte alternavano momenti di gioco a momenti di preghiera, a condivisioni che stimolassero la riflessione sui concetti di sembrare, essere e cercare. La convivenza è terminata, nel pomeriggio di venerdì 29 dicembre, con la S. Messa celebrata da mons. Sandro Salvucci, che, nella breve ma intensa omelia ha esortato i ragazzi a saper attendere la presenza del Signore, proprio come il vecchio Simeone.
I 21 ragazzi si sono trovati in un contesto singolare rispetto alla loro quotidianità, che ha dato loro la possibilità fermarsi, per ascoltare se stessi, riconoscere e dare un nome a sentimenti ed emozioni che nella frenesia di tutti i giorni rimangono ignorati. I ragazzi hanno stupito per la loro sensibilità, la capacità di mettersi in discussione, le loro riflessioni profonde.
Durante l’ultima serata, i compagni di viaggio hanno vissuto, nell’adiacente Pieve di S. Cassiano, la veglia di preghiera e adorazione; il momento, accompagnato da canti, è stato commovente: nell’incontro con Cristo, le maschere, tema di discussione di quei giorni, sono cadute, i giovani non hanno avuto paura di mostrarsi nella loro totalità, con i loro limiti e i loro valori, che li rendono unici. Dopo una breve catechesi sulla chiamata degli apostoli, ognuno di loro ha avuto tempo di scrivere liberamente una preghiera personale, da affidare a Dio. Un attimo speciale è stato l’abbraccio dei ragazzi con i sacerdoti e con l’equipe di pastorale giovanile, alla fine della veglia: un gesto di affetto, che simboleggia l’abbraccio di Gesù e la presenza concreta di persone che accolgono e supportano.
In soli 3 giorni di convivenza si è creato un legame forte tra i ragazzi, (che nella maggior parte dei casi non si conoscevano prima). Attraverso le attività di conoscenza, di riflessione e i momenti più leggeri di gioco, hanno imparato a rispettarsi, ad ascoltarsi, a mostrarsi senza maschere. È stata un’esperienza preziosa e arricchente per ognuno di loro; momenti simili sono fondanti per crescere e confrontarsi con coetanei (e adulti) dalle storie diverse, che possono essere stimolanti per la maturazione personale di ognuno.