Nella sala ipogea della MeMo gremita si è svolta, mercoledì 26 ottobre, la presentazione del saggio di recente pubblicazione dal titolo “Raccontare per includere. Storie che cambiano la storia” scritto dalla professoressa Francesca Salis docente di pedagogia e didattica speciale all’Università di Macerata.
Inclusione. La storia di Margherita studiata nel suo divenire, dall’inizio alla fine, non è una favola bella, ma è un testo completo perché permette a tutti di riflettere sulle buone pratiche, spiegandole, in maniera chiara, a chi legge. Una vera e propria lectio magistralis sull’inclusione sociale e lavorativa sulle persone con disabilità. A trattare il tema erano presenti la famiglia Campanelli, composta dalla protagonista Margherita, dalla mamma e dal papà, che ha interloquito con i presenti per far capire come sono state messe in campo le buone prassi attuate. Il ruolo di moderatore è stato affidato a Maurizio Tomassini esperto del terzo settore.
Percorso pedagogico. Nel libro, la storia di Margherita non viene trattata come una biografia, ma come un percorso per affrontare i riferimenti tecnici della pedagogia speciale, materia di cui la professoressa Salis ha una competenza molto approfondita, con un’analisi dei diversi elementi che ne hanno caratterizzato il percorso pedagogico. Una storia capace di stimolare la riflessione riguardo le varie aree del progetto di vita e della autodeterminazione della persona. Percorso che ha portato ad oggi Margherita dove è arrivata.
Relazioni. Nel confronto, la giovane donna Margherita (così si è definita) ha risposto alle domande della professoressa Selis, raccontando come lei ha inteso portare avanti la sua vita, incentrata sulla amicizia, sulle relazioni, sullo studio e sulla autonomia raggiunta anche grazie al suo lavoro di educatrice. Una vita piena di impegni quotidiani e di sogni per il futuro.
Tutto ciò è stato possibile grazie a un lavoro di squadra fatto dalla famiglia e da quella rete che si è attivata fin dalla sua infanzia perché quando i servizi funzionano i risultati si raggiungono.
Inclusione. La storia di Margherita dimostra che l’educazione inclusiva, le logiche progettuali e di rete, l’apporto delle diverse professionalità sanitarie, educative e sociali, aprono possibilità che nemmeno cento anni fa erano considerate impossibili. Eppure oggi Margherita, così come molte persone con sindrome di Down, studia, lavora, conduce una vita sociale. La sindrome si presenta clinicamente con le stesse caratteristiche, ma quello che è cambiato sono i contesti, orientati all’inclusione a partire dalla famiglia e dalla scuola.
Molte persone con disabilità hanno potenzialità e risorse capaci di superare gli ostacoli della vita, ma occorre che tutti, a iniziare dalla famiglia e dalla rete dei servizi, ci credano e svolgano il loro ruolo. Le associazioni di tutela, come la Agfi, da anni si battono, con il ruolo di advocacy, perché questi diritti siano portati a compimento.