L’Oratorio di S. Giovanni ha fatto da cornice alla presentazione del volume di Maria Laura Ercolani sul noto scrittore urbinate.
“Paolo Volponi è il ‘900”. Così ha esordito Sergio Giorgini, presidente del Rotary di Urbino, nella presentazione del libro di Maria Laura Ercolani, “Paolo Volponi e le sfide del ‘900”, che si è svolta nella splendida cornice dell’Oratorio di San Giovanni Battista ad Urbino. Un ‘accurata ricerca sullo scrittore urbinate, pioniere della letteratura industriale che, partendo dalla fabbrica, dalla sua esperienza di Ivrea, nella Olivetti, introduce nel binomio Capitale-Lavoro, i temi della giustizia sociale, delle lotte per la libertà e la democrazia. Concetti ripresi dall’economista Tonino Pencarelli docente all’Ateneo urbinate. Quei temi che con Volponi allora erano una novità, oggi, pur ancor poco elaborati e discussi, sono diventati corali nella letteratura economica d’avanguardia, per la sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto per la formazione dei lavoratori, per la quale una prima conquista sono state le 150 ore incluse nelle voci del contratto aziendale.
Sensibilità. Come ha maturato Volponi questa sensibilità verso il mondo del lavoro e dell’industria? Una domanda lecita perché lui nasce e si impone, pur essendosi laureato in Giurisprudenza, come poeta. Con un libro di poesie, bellissime, sul suo territorio, sul suo ambiente, che si avvale di una introduzione dell’allora Magnifico Rettore Carlo Bo che ne aveva intuito la veemenza del linguaggio e la capacità concettuale. La risposta all’interrogativo l’ha fornita Antonio De Simone, filosofo dell’Ateneo urbinate, stimolato da un’altra opera di Volponi: “Cantonate di Urbino”. De Simone ha potuto cogliere in maniera acuta perché, pur di origine leccese, insegna da 52 anni in Urbino ed ha respirato l’identica aria di creatività culturale del territorio: dal suo Palazzo ducale, da Raffaello, dagli Oratori come quelli di San Giuseppe e del citato San Giovanni.
Storia. Lo stesso soffio culturale che ha esaltato Federico e i suoi architetti, gli Albani nel corso del Settecento, Carlo Bo nel Novecento. De Simone ha colto lo stupore di Volponi alle porte del Mercatale, nel 1945, nel vedere i mezzi corazzati degli anglo-americani, le loro tute, le loro armi, il pane bianco. Lì Volponi ha compreso che il futuro passava attraverso il mondo dell’industria. L’industria come la concepiva Adriano Olivetti. E ad Ivrea Volponi ha collaborato ai disegni di Olivetti. Capendo che non bastavano le intuizioni imprenditoriali correnti e coerenti del tempo, ma che occorreva entrare nelle sfere decisionali. Nella Politica. Un pensiero condiviso da Tiziano Busca che ha richiamato gli incontri di Volponi con Carlo Bo, non sempre collimanti ma sempre incontri creativi e produttivi. Non a caso l’incontro si è tenuto nell’Oratorio di San Giovanni dove, come ha sottolineato il Priore Giuseppe Magnanelli, la pittura del Gotico internazionale, era strumento principale (nel 1416), di educazione e di testimonianza delle culture europee, già presenti in Urbino. Ha seguito la presentazione e l’omaggio allo scrittore, Caterina figlia di Paolo.