In occasione dell’International Police Award Arts Festival, è stata presentata l’anteprima mondiale del documentario che racconta la storia di Alfredo Sarano e della sua famiglia scampati alla Shoah che trovarono rifugio a Mombaroccio. La proiezione si è tenuta lo scorso 13 settembre nel Teatro Sperimentale di Pesaro che ha registrato il tutto esaurito. Il documentario dal titolo “Siamo qui siamo vivi”, si basa sul libro scritto dal giornalista Roberto Mazzoli edito da San Paolo con prefazione di Liliana Segre. La pellicola voluta dal produttore di Hollywood, Arman Julian, vanta la firma del regista di La Spezia, Daniele Ceccarini e le musiche di Michele Mucciacito. Dopo l’anteprima di Pesaro il documentario girerà per i principali festival mondiali del settore tra cui Cannes, Toronto, Amsterdam e successivamente verrà inserito nel mercato commerciale internazionale. La première del documentario si è aperta con i saluti di Tommaso Ricciardi, Prefetto di Pesaro e Urbino, Daniele Vimini, Vicesindaco di Pesaro ed Emanuele Petrucci Sindaco di Mombaroccio. Presente in sala Liliana Segre che ha ricevuto in omaggio da Emanuele Petrucci e da Roberto Mazzoli una speciale “pietra d’inciampo” della memoria del Premio nazionale “Luci nel Buio della Shoah”. L’evento è stato condotto dalla giornalista Laura Mandolini
Sceneggiatura. Il documentario ricostruisce con accuratezza l’intera vicenda storica narrata nel libro di Roberto Mazzoli “Siamo qui siamo vivi”. «Abbiamo scelto di girarlo nei luoghi dove si sono svolti realmente i fatti – spiega il regista Ceccarini – con testimonianze dei discendenti dei salvati e dei salvatori. La sceneggiatura si arricchisce della voce di alcuni sopravvissuti al bombardamento alleato che nel 1944 colpì il Beato Sante». La pellicola vede inoltre la partecipazione della senatrice Liliana Segre e di importanti nomi del mondo accademico come Gabriele Rigano. «Le vite di Alfredo Sarano e Erich Eder si sono solo sfiorate come racconta Miriam Sarano nel documentario – prosegue Ceccarini – ma le loro scelte hanno creato qualcosa di miracoloso, rischiando entrambi la vita per compiere il bene, il giusto e salvare delle vite umane. Entrambi non erano a conoscenza della scelta che avrebbe compiuto l’altro ma hanno comunque agito per il bene. Ho deciso di raccontare questa storia cercando di mettere in risalto la forza umana di questi fatti e l’insegnamento molto attuale di saper scegliere il bene e di come questa scelta possa fare la differenza».
Riprese. La troupe guidata dal regista Daniele Ceccarini è stata molte volte sui luoghi della vicenda per raccogliere testimonianze e ricostruire la storia. Le riprese sono ambientate nelle Marche, a Mombaroccio, nel convento del Beato Sante, a Pesaro e nella campagna pesarese. «Ci siamo recati anche a Monaco per intervistare la famiglia Eder: il figlio Ghünter, il nipote Konstantin e il genero Peter Küspert. Nell’aprile scorso siamo stati a Gerusalemme e Tel Aviv per le interviste alla famiglia Sarano e in particolar a Miriam e Matilde custodi del diario. Quindi a Roma per intervistare Gabriele Rigano docente di storia contemporanea all’Università per stranieri di Perugia e a Milano dal professor Gadi Luzzatto Voghera direttore del CDEC, il Centro Di Documentazione Ebraica Contemporanea». Il lavoro è arricchito dal materiale originale dell’archivio storico dell’Istituto Luce e dal materiale fotografico della famiglia Sarano e della famiglia Eder. «La produzione – spiega Ceccarini – ha scelto la durata di 25 minuti per dare maggiore enfasi alla forza umana di questa storia, concentrandoci in particolare sulle parole e le emozioni delle persone che sono direttamente coinvolte, dando risalto soprattutto agli aspetti umani rispetto ai dettagli del contesto storico».
Vicenda. Dopo quasi 80 anni, il giornalista Roberto Mazzoli ha ritrovato il prezioso diario di Alfredo Sarano custodito in un cassetto dalle sorelle Matilde, Miriam e Vittoria, quest’ultima recentemente scomparsa. Alfredo Sarano era il segretario della Comunità Ebraica. Dopo l’occupazione tedesca di Milano fu lui a decidere di nascondere le liste di oltre 14.000 ebrei salvandoli così in larga parte dai campi di sterminio. In seguito fuggì con la propria famiglia a Pesaro e da qui a Mombaroccio dove l’intera famiglia venne nascosta nella casa di alcuni contadini del posto e messa sotto la protezione dei frati francescani del convento del Beato Sante guidati da Padre Sante Raffaelli che in quegli anni, su indicazione dell’allora vescovo Bonaventura Porta, ospitava rifugiati di ogni tipo. Nell’estate del 1944 il giovane ufficiale tedesco Erich Eder, comandante del quartier generale della Wermacht di Mombaroccio, pur avendo scoperto l’identità dei Sarano e degli altri numerosi ebrei qui nascosti, decise di trasgredire gli ordini di Hitler e di non deportare nessuno. Per questo suo gesto oggi il suo nome è iscritto nel giardino internazionale dei Giusti Gariwo. Il 26 agosto 1944 l’esercito alleato guidato dal primo Ministro inglese Churcill, giunse ai piedi di Mombaroccio e iniziò lo sfondamento della linea gotica con un pesante bombardamento sul convento del Beato Sante dove erano rifugiati, insieme alla famiglia Sarano, anche 300 civili. Il comandante tedesco Eder, cattolico della Baviera, decise di fare un voto davanti all’urna del Beato Sante per avere salva la vita di tutti e per evitare che il convento fosse raso al suolo decise di ritirarsi. In questo modo si salvarono tutti i 300 civili nascosti nelle grotte del convento nonostante oltre 36 ore di bombardamenti.
Epilogo. Nel 1953 Erich Eder tornerà a Mombaroccio a sciogliere il voto in bicicletta. Nel 2012 Roberto Mazzoli è riuscito a ritrovare la famiglia Sarano che nel frattempo viveva in Israele e che ignorava il gesto del comandante tedesco. L’anno seguente Mazzoli è riuscito anche a ritrovare in Germania i figli del comandante tedesco. Il libro oggi tradotto anche in ebraico è stato presentato a Montecitorio il 16 marzo 2018 e a Gerusalemme davanti al presidente di Israele Herzog il 5 aprile 2022.