Dalle liriche contenute nella raccolta affiorano ricordi, emozioni, sentimenti, stati d’animo ed un profondo impegno civile e sociale.
Alberto Calavalle torna con “Poesie sparse”, l’ultima raccolta poetica, recentemente pubblicata da “Vivarte”, la rivista dell’Associazione culturale “L’Arte in arte” di Urbino. Nato e vissuto nella città ducale, Calavalle affianca alla sua attività di docente di letteratura italiana e storia negli istituti superiori quella di scrittore, poeta e saggista per la quale ottiene numerosi riconoscimenti, tra cui il primo premio per la narrativa con il romanzo “Sulla frontiera della Vertojbica” ai concorsi letterari di Norcia e di Piacenza. Collabora con periodici su temi storici, artistici e culturali.
Temi. Apre il volume il componimento dedicato ad Urbino, la città dove “il tempo è storia”, la cui immagine “col magnifico Palazzo sceso tra case medievali/i colli distesi verso i monti” accompagna autore e lettori lungo un percorso poetico che, da un lato vede protagonista la vena intima, e a tratti nostalgica, del poeta con i suoi ricordi e le sue emozioni, i sentimenti e gli stati d’animo, e dall’altro vede emergere il profondo impegno civile e sociale che ci conduce nella realtà di oggi, e narra di guerre e violenza: “Signore […] siamo tutti tuoi figli ma non ci riconosciamo fratelli”, di consumismo e povertà: “Il consumo è il tuo credo/il profitto il tuo dio/lo spreco la regola”, di pandemie e crisi ecologica: “Oggi il mare solleva proteste ai nostri sprechi con onde piene di rancore e rigetta ai nostri piedi […] tappi ubriachi di bottiglie”.
L’autore. “Si tratta di poesie liriche, ma soprattutto civili, spiega Alberto Calavalle, che non riguardano solo la città di Urbino, ma volgono lo sguardo al mondo e trattano temi contemporanei che si snodano su due piani: da una parte rievocano eventi già accaduti, dall’altra prevedono avvenimenti che avrebbero potuto succedere e che si stanno verificando proprio in questo momento, come la guerra in Ucraina”. La raccolta è, dunque, il luogo delle contrapposizioni, dei contrasti, del passato contro il presente, là dove il passato è esempio fulgido di progresso, cultura e arte, il presente è terreno di scontro e il futuro una nebbia senza verità.
Passato. Ai mali del presente il poeta contrappone non un passato qualunque, ma quello di Urbino, rievocando i fasti della città in cui “Plauto ancora ride dalle gradinate dell’anfiteatro sepolto da case e chiese medievali”, il duca Federico “ascolta il liuto che avvolge nelle ampie sale della Reggia il canto mesto del poeta” e Carlo Bo “da un’aria involto in luce di poesia al Circolo l’abituale sosta ritrova”, ed invitando, infine, i cittadini di Urbino a “riaprire le botteghe d’arte e di artigiani/risvegliare quei suoni e quei rumori/di chi crea con l’aiuto delle mani” […] “Sarà una grande festa/che farà più viva e accogliente la città/per chi è rimasto/per i turisti e i giovani studenti/e quanti qui verranno per restare”. Ogni sezione del volume è preceduta ed impreziosita dalle incisioni di Adriano Calavalle e dalle opere grafiche di Susanna Galeotti e Oliviero Gessaroli.