La Galleria Nazionale delle Marche ha riaperto sale dove sono esposte opere del Ridolfi, Cialdieri, Algardi, Domenichino, Carracci e Barocci.
Lo scorso 6 aprile la Galleria Nazionale di Palazzo Ducale ha riaperto, con un nuovo allestimento, sei sale della reggia di Federico, già in passato visitabili ma chiuse al pubblico da alcuni mesi per permettere un completo riallestimento e un cambio dell’impianto illuminotecnico. E la riapertura, che nelle intenzioni del direttore Luigi Gallo proseguirà a luglio con il resto del secondo piano finora mai aperto, ha riservato non poche sorprese.
Progetto. Anche le prime sale con opere di Barocci e dei suoi contemporanei, già riaperte qualche mese fa, facevano parte di un unico progetto: l’integrazione di tutto il secondo piano del palazzo con un allestimento, una illuminazione e un percorso espositivo coerente ed organico. Ora a quelle sale se ne sono aggiunte altre sei: cosa potremo vedere? Innanzitutto torna visibile l’Apparato di nozze di Claudio Ridolfi e Girolamo Cialdieri, una serie di dipinti a monocromo creati nel 1621 in occasione del matrimonio di Federico Ubaldo Della Rovere, erede dell’ultimo Duca urbinate, con Claudia de’ Medici, per “parare” la città in occasione del passaggio del corteo nuziale. Prima erano nella galleria del Pasquino. Ma troviamo anche altri dipinti seicenteschi e opere diverse come la bella scultura bronzea della Madonna col Bambino di Alessandro Algardi, in precedenza poco valorizzata per la posizione sacrificata.
Disegni e ceramiche. La più interessante new entry delle collezioni permanenti è la sezione di disegni. Già presente nell’allestimento di Dal Poggetto, era stata tolta senza apparenti motivi ormai oltre 10 anni fa, lasciando le vetrine tristemente vuote. Nella stessa stanza, con teche nuove, ora sono esposti a rotazione ogni quattro mesi dei disegni barocceschi conservati nei depositi della galleria ed estremamente delicati. Alle pareti, due grandi cartoni già presenti (uno del Domenichino e uno di Annibale Carracci) e due nuovi dipinti di Barocci, due Santi Vescovi in monocromo. Si giunge infine alle ultime due sale – per ora – d’ora in avanti dedicate esclusivamente alle ceramiche. Urbino fu tra il Cinque e il Seicento una delle capitali mondiali della maiolica, ma purtroppo oggi le più preziose testimonianze sono in musei esteri. La Galleria custodiva una piccola sezione con opere minori che rimane, ma a cui si aggiunge, nella lunga galleria del Pasquino, dove si vedono ancora i merli tamponati per innalzare il secondo piano, una importantissima selezione di pregevoli maioliche urbinati prestate a lungo termine dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e da una collezione privata.
Accessibilità. Le vetrine che l’anno scorso hanno ospitato la mostra Raphael Ware, sono rimaste permanentemente ad ospitare decine di nuovi pezzi in un allestimento curato appositamente dai curatori della mostra già citata, ovvero Timothy Wilson e Claudio Paolinelli. Infine, è stato inaugurato l’ascensore che porta dal primo al secondo piano, finora non presente, che rende quindi l’intero palazzo adatto ai portatori di handicap.
Di Giovanni Volponi