Il Triduo Pasquale consente di vivere in maniera più intensa la passione la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.
La Settimana Santa prende avvio da significativi segni liturgici che rinserrano nella comunità cristiana gli antichi vincoli di figliolanza; con la celebrazione eucaristica della Messa Crismale del Mercoledì Santo, vengono benedetti l’olio degli infermi, l’olio dei catecumeni e il crisma, in uno dei momenti centrali della vita di ogni diocesi. In questa celebrazione si esprime la pienezza del sacerdozio del vescovo diocesano e l’unione dei sacerdoti con il loro Pastore.
Riti. Con questi atti di grazia e di consacrazione, i solenni riti liturgici ci aiutano a meditare in maniera più viva la passione, la morte e la risurrezione del Signore nei giorni del Santo Triduo pasquale, fulcro dell’intero anno liturgico. Nel tempo, la Chiesa, credendo e sperando nel Signore, ha cercato di seguire il suo esempio, assimilandosi a quella resa all’Amore, che trasforma ogni Cristiano in alter Christus: Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5). Gesù riunito nel cenacolo con i discepoli per celebrare la pasqua ebraica, benedice il pane e il vino offrendo se stesso come vero agnello pasquale, realizzando pienamente i segni della memoria ebraica e trasformandoli nel dono permanente di sé: il suo corpo e il suo sangue. Il segno di lavare i piedi ai suoi discepoli, svela lo spirito della Charis (la Grazia) che rinnova il mondo: «il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). La lavanda dei piedi è segno della prossimità di Dio ai suoi figli, che Gesù svela sino a farsi schiavo per Amore. Durante l’Ultima Cena Gesù istituisce il Sacerdozio, conferendo agli apostoli ed ai suoi successori il dono di consacrare il pane ed il vino, che diventeranno il corpo ed il sangue di Gesù: il pane che viene dal cielo e porta in sé ogni dolcezza. Nel Venerdì Santo riviviamo la passione di Gesù, la sua desolazione ed abbandono nell’orto degli ulivi, dove l’angoscia del male del mondo lo porta a sudare sangue. Gesù conosce in quei momenti il mistero dell’abbandono, i compagni dormono, il Padre sembra non rispondergli: egli vede la storia di peccato dell’uomo e le lacrime della sua passione che ci ha visti e accolti.
Resurrezione. Dopo lo strazio della morte in croce, il Cristo è deposto nel sepolcro e in questo dolore tutti siamo invitati al silenzio e all’attesa, condividendo con Maria, lacrime e amarezza. Nel Sabato Santo la quiete e il raccoglimento proposti dal culto cristiano, vogliono celebrare il Signore nel mistero della sua discesa agli inferi. Realizzata la liberazione dei Santi, la Divinità e l’Anima di Gesù si riuniscono al corpo nel sepolcro e questo evento della fede fonda il mistero della Resurrezione, centro della fede di tutti i cristiani, che verrà celebrato nella veglia pasquale in Cattedrale sabato alle 21.30 e nella domenica di Pasqua. In questo cammino di conversione che è il triduo pasquale, ci accompagni Maria, che ha seguito in silenzio il Figlio Gesù fino al Calvario, prendendo parte al suo sacrificio, cooperando così al mistero della Redenzione e divenendo Madre di tutti i credenti. Insieme a Lei entreremo nel Cenacolo, resteremo ai piedi della Croce, veglieremo idealmente accanto al Cristo morto, attendendo con speranza l’alba del giorno radioso della risurrezione. In questa prospettiva, la nostra Chiesa in cammino sinodale può ancora lasciarsi sorprendere dal lieto annuncio: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
Di Mons. Davide Tonti
Vicario Episcopale per l’Arte e la Cultura