Roberto Budassi e Laura Vanni docenti alla Scuola del Libro hanno compiuto nuovi studi sul Salvator Mundi custodito a Palazzo Ducale.
L’Università di Urbino ha aperto un’intesa con il FAI per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale della città. L’Unilit è su quella scia con lezioni che richiamano la vocazione artistica della città, con nuovi studi su dipinti e percorsi museali.
Roberto Budassi (docente al Liceo Artistico- Scuola del Libro) riporta studi sul Salvator Mundi esposto a Palazzo Ducale, un capolavoro datato tra 1465 e 1475, non firmato. La critica oscilla per l’attribuzione tra Melozzo da Forlì e Antonello da Messina. Per Federico Zeri è di Melozzo. Lo spiega bene Budassi con l’aiuto del digitale. Sovrapponendo misure, intersezioni dei colori, disposizioni dei materiali e contaminazioni dell’arte fiamminga, sulla scia di Piero della Francesca, di grande lustro nel Rinascimento. Federico Zeri ha frequentato a lungo Urbino tra il 1974 e il 1978, a parlare sulla metodologia della lettura dell’opera d’arte. Seminari aperti alla città. Con la presenza puntuale e interessata di Paolo Volponi. Per spiegare, leggendo dietro l’immagine, i criteri dell’attribuzione di un’opera d’arte. Tra le quali il Salvator mundi, attribuito a Melozzo, del quale però non si hanno documenti della sua presenza in Urbino. Mentre Antonello si fermò in Urbino nel suo viaggio per Venezia, perché interessato al fiammingo Giusto di Gand presente nella corte di Federico e a quel Salvator mundi, che poi parte della critica attribuisce a lui. Ma il discorso è aperto. Gli studi di Roberto Budassi, supportati da calcoli matematici, spettrometrici e dal digitale, portano al Melozzo di Zeri, a quell’arte spirituale tipica del Montefeltro e della Romagna, più dolce rispetto a quella più marcata del messinese.
Laura Vanni (lei pure docente di Storia dell’Arte alla Scuola del Libro) apre un itinerario, poco conosciuto, sulla vocazione artistica di Urbino. Siamo nel Settecento, il secolo degli Albani e di Clemente XI. Nato in Urbino, si forma a Roma dove frequenta l’Accademia di Cristina di Svezia, Associazioni culturali e Musei. Si laurea in legge in Urbino e tra le prime iniziative da Papa, nel 1701, invia due studiosi nella sua città adottiva, per un progetto di recupero del fasto rinascimentale di Urbino e del suo territorio. La Vanni coordina una ricerca promossa dall’Accademia Raffaello per il tri-centenario della morte del papa. Ed ha illustrato all’Unilit il tracciato dell’opera clementina in Urbino e nel Montefeltro, seguendo gli itinerari e i resoconti di Giovanni Maria Lancisi e di Curzio Origo, inviati dal Papa che lasciano una miniera di informazioni inedite. Ci sono documenti della loro presenza in Urbino nel 1703, nel 1705 e nel 1717. La pubblicazione degli atti curati da Laura e da Maddalena Paolini apriranno sicuramente capitoli nuovi per il Settecento urbinate e nazionale.
Di Sergio Pretelli