Urbino. E’ la festività, è la porta che introduce alla settimana di Pasqua e si presenta con due immagini distinte. La prima fa riferimento ai rami d’olivo, per ricordare il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto da una folla festante. La seconda, la troviamo nel testo della Sua Passione, in cui si narrano le Sue ultime vicende terrene. Nelle ore di estrema sofferenza sulla croce, Egli pronuncia delle parole, delle brevi frasi. La prima quando viene inchiodato: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno». E’ una litania che accompagna la violenza dell’uomo. La nostra presunzione ci porta a credere di capire tutto e invece non abbiamo il potere di aggiungere nemmeno un’ora alla nostra vita. Anche lo studio più approfondito su di noi non oltrepassa la soglia della consapevolezza. Il male e la violenza si sprigionano dalle mani dell’uomo e si scatenano in quel momento su Cristo, senza alcun motivo. Ed Egli non reagisce rabbiosamente, ma implora perdono e misericordia verso i suoi persecutori. E noi seguiamo Gesù o il nostro risentimento? Vicino al Maestro c’è uno, l’unico che ammette di avere sbagliato: è uno dei due ladroni crocifissi. E’ il solo che sa parlare con Gesù: “Ricordati di me quando entrerai nel Tuo Regno». E’ entrato nella relazione giusta perché è passato dalla porta della sua debolezza. Avendo ammesso il proprio errore, riconosce il male che è in lui e chiede al Maestro di riservargli un posto nel suo cuore. E la risposta non si fa attendere: «Oggi sarai con me in paradiso». E con questa frase gli svela il segreto del paradiso che non è un luogo, bensì una relazione. Non ci spetta, non è dovuto, ma è un felice dono del Suo cuore. Parole rivolte a un malfattore che alla fine ha avuto fede in Lui. Parole rivolte anche a chi si sente gravato da colpe. Quindi la frase conclusiva: «Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito». E’ la vita di un Figlio che si fida del Padre nel momernto più tragico e gli dona tutto se stesso. Mentre gli strappano ogni cosa, Lui dona tutto: perdono, salvezza, paradiso. «Il comportamento di quella folla che passa dall’osanna al crocifiggilo», ha sottolineato padre Luca, «assomiglia tanto all’incoerenza dei nostri atteggiamenti che vanno dalla preghiera al Padre, al danno nei confronti del fratello, in cui c’è la presenza di Dio»
Di Giuseppe Magnanelli