Solo il discepolo più giovane riesce a comprendere veramente il senso di quello che è accaduto al Signore Gesù.
L’evangelista Giovanni ci narra la scoperta della tomba vuota di Gesù da parte di Maria di Màgdala che arriva al sepolcro quando “era ancora buio” e questo a significare che il suo cuore era oscurato dal dolore e dall’angoscia per non aver trovato il Maestro tanto amato, nonché la sua incapacità insieme alla comunità di Gesù, di comprendere la novità di una vita capace di superare la morte. Maria di Màgdala ha atteso che fosse trascorso il sabato, giorno di precetto rigoroso, nel quale non si poteva svolgere nessuna attività, compreso il percorrere più di alcune centinaia di metri, per andare al sepolcro. Chi vive sotto la rigida osservanza della legge non può percepire la pienezza di vita che pulsa nel Signore.
Sepolcro. Vedere la pietra rotolata via, per Maria è una percezione puramente sensoriale per cui pensa che il corpo dell’amato Maestro sia stato portato via. E allora corre, sconvolta, a riferire quanto visto a Pietro e al discepolo che Gesù amava, i quali vanno subito al sepolcro. Il discepolo amato giunge per primo, perché l’amore arriva prima della ragione, l’amore arriva prima della struttura, simboleggiata da Pietro, quale Principe degli Apostoli. Attende l’arrivo di Simon Pietro che entra per primo nella tomba e nota, oltre le bende distese a terra e non manomesse, anche il sudario piegato in un luogo a parte, senza comprenderne il significato. Vede solo “i segni dell’assente”. A questo punto entra anche l’altro discepolo, e l’evangelista afferma che egli «vide e credette», ovvero entrando nella profondità di quel sepolcro vuoto, il suo sguardo diventa capace di intuire il senso di quello che è accaduto. Uscire, correre, entrare, vedere, credere: un susseguirsi di azioni, come se l’evangelista volesse indicarci un itinerario di fede. La fede è una corsa, è l’intuizione di chi ama. Il discepolo più giovane, a differenza di Pietro, aveva assistito Gesù fino alla sua sepoltura e ora, chinatosi sul sepolcro vede che le bende e il sudario sono nella posizione in cui si trovava il corpo e collocate in modo da escludere qualsiasi manomissione.
Risurrezione. Per vedere, per percepire il Risorto non basta la vista fisica, ma occorre un’esperienza profonda, un affidarsi. L’autore del brano evangelico riconosce a Pietro, facendolo entrare per primo nel sepolcro, il primato nella guida dei discepoli, riservando all’altro la supremazia nel comprendere il messaggio di Gesù. Corre più veloce e giunge per primo alla tomba, non tanto per la giovane età, bensì perché ha fatto esperienza dell’amore del Maestro ed è stato in grado di seguirlo fin sotto la croce, pronto a morire per Lui. Chi vive nell’amore sperimenta una vita capace di superare la morte. Egli “vide”, in modo più profondo degli altri, ovvero che Gesù è entrato direttamente nella dimensione dell’immortalità, con un passaggio misterioso da uno stato all’altro, dal tempo all’eternità. Seguire Cristo significa entrare in ciò che va oltre la morte. Egli crede prima ancora di incontrarLo, come avverrà per gli altri discepoli, ossia che Gesù è veramente risuscitato dai morti. “Vide e credette”: questa affermazione segna un momento solenne, è da lì che nasce la fede, è da quell’evento che nasce il cristianesimo.
Di Giuseppe Magnanelli