Caritas
A cura di Angiolo Farneti
Siamo arrivati al momento del mio “Nunc dimittis”, (ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace), dagli incarichi in Caritas diocesana e, per evitare la tentazione dell’orgoglio e il rischio dell’autoreferenzialità per le tante cose belle fatte insieme e con l’aiuto di Dio in questi anni, vorrei adottare, come Paolino in piccolo, lo schema usato da S. Paolo negli Atti, 20 per salutare gli Efesini da Mileto.
“Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Caritas: ho cercato di servire il Signore con gratuità e umiltà, tra gli impegni e le prove; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di edificare una bella Caritas a servizio di chi è più fragile e di istruirvi. Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito e dalla età, io lascio senza sapere ciò che mi accadrà, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al Vangelo.
Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi. Vigilate, ricordando che per più di tredici anni, notte e giorno, io non ho cessato di raccomandare la comunione fra di voi. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando secondo le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”.
Ringrazio innanzitutto Dio e il Vescovo Armando per avermi mandato a fare questa esperienza significativa di chiesa, per me vitale, generativa e sinodale e anche di conversione, e ringrazio ciascuno di voi per l’amicizia, la collaborazione e la corresponsabilità, assicurandovi che vi voglio bene e che mi mancherete. Chiedo poi a tutti scusa per i miei limiti e omissioni e se qualche volta vi ho deluso o fatto soffrire, e infine chiedo il permesso di un periodo sabbatico di riposo, di ricarica dal logoramento della fase sbilanciata su Marta (e meno su Maria!) e di preghiera per dedicarmi di più alla famiglia e alla parrocchia. Con un po’ di dolore e tanto affetto fraterno, vi auguro accoglienza, coraggio, preghiera, comunione e tanta serenità e gioia!