Fano
di don Francesco Pierpaoli
Vicario per la Pastorale
Non una Chiesa che rincorre il tempo ma una Chiesa dentro il tempo. Questo è il senso del cammino che ha segnato le parole, gli incontri e le scelte della nostra diocesi a partire dall’Evangelii gaudium di Papa Francesco e dal Convegno ecclesiale di Firenze della Chiesa italiana.
Recentemente Papa Francesco ha ribadito: «La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare».
Sinodalità. La sinodalità è uno stile da incarnare che parte da Dio e torna a lui passando per la carne viva, le ferite e la storia dell’uomo. Senza l’ascolto a tutto tondo di Dio e degli uomini, che si sintetizza nell’essere vero Dio e vero uomo di Gesù, c’è una “Chiesa disincarnata” o una “Chiesa organizzazione umanitaria”.
Tutto questo ci chiede di dare voce a tutto il popolo di Dio, ci chiede di ascoltare anche chi non ha voce perché scartato o emarginato perché “teologicamente” ignorante!
Ascolto. Metterci in ascolto di tutto il popolo di Dio è l’unico modo per cambiare il volto della Chiesa perché il cambiamento non può che riguardare tutto il corpo che è la Chiesa. Papa Francesco ama dire che questo ascolto parte dal “dal basso” e lo ripete, quasi amplificandolo, molte volte.
È questo, dunque, il tempo dell’“ascolto” di tutto il Popolo di Dio, nessuno escluso, con particolare attenzione a coinvolgere anche chi è più lontano e con maggiore difficoltà viene consultato. Ci ricordiamo, infatti, quanto San Benedetto scrive nella Regola: «ogni volta che in monastero [nella diocesi] bisogna trattare qualche questione importante, l’abate convochi tutta la comunità ed esponga personalmente l’affare in oggetto […]. Ma abbiamo detto di consultare tutta la comunità, perché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Capitolo 3).
Se ricordiamo bene questo è lo stile di Dio. Dice infatti la Scrittura: «Nel lungo corso di quegli anni, il re d’Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Allora Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti e se ne prese pensiero» (Esodo 2,23-25).
Assemblea Diocesana. La Pasqua, mistero centrale della nostra fede, non è forse il frutto senza misura dell’ascolto di ogni grido? L’assemblea diocesana di quest’anno a cui sono convocati finalmente tutti i Consigli Pastorali Parrocchiali della Diocesi è nel segno della partecipazione e della corresponsabilità: ciò che impedisce allo Spirito di agire è il clericalismo, cioè, nelle mani di pochi il destino di tutti. Siamo certi che il cammino sinodale non deve diventare “un bel parlamento cattolico”, e l’unico modo per evitarlo sarà quello di parlare con parresia (franchezza) e ascoltare con umiltà.