Fano
di Gabriele Darpetti
Direttore Ufficio Diocesano per i problemi sociali e il lavoro
In questo periodo di pandemia, ancora una volta come in tutte le crisi, la categoria più penalizzata è quella dei giovani. Recentissime statistiche dell’Istat evidenziano come nel corso dell’ultimo anno la percentuale degli under 35 che lavorano è scesa ulteriormente.
Giovani e lavoro. Questo campanello di allarme, tuttavia, non ha prodotto grandi titoli sui giornali o è diventato l’argomento principale dei nostri decisori politici. Anzi dobbiamo purtroppo constatare che sia l’azione definita “Garanzia Giovani”, né il “Reddito di Cittadinanza”, (due tra le politiche pubbliche più importanti degli ultimi anni) hanno prodotto una benchè minima trasformazione rispetto alla condizione lavorativa dei giovani.
Deficit demografico. Eppure gli allarmismi rispetto al deficit demografico del nostro Paese sono sempre più numerosi, ma essi non arrivano quasi mai a produrre la soluzione più ovvia in questi casi: assicurare un lavoro ai giovani. Infatti il lavoro è il primo elemento necessario per poter formare nuove giovani famiglie e poter avere figli. La mancanza di lavoro per i giovani si riflette complessivamente anche sull’intera società. Nessuno dei nostri giovani riesce ormai ad essere indipendente economicamente dalla famiglia di origine prima dei 30 anni (mentre la mia generazione riusciva a farlo quasi dieci anni prima), e questo crea frustrazione e non consente loro di costruirsi il proprio futuro negli anni migliori della propria vita.
Sogni e idee. Eppure i giovani di oggi, come del resto è avvenuto per le generazioni passate, continuano ad avere sogni e idee. La vitalità nella creazione di start-up, con progetti ed attività che spesso noi adulti non comprendiamo ancora nella loro portata, lo sta a dimostrare. Ma la difficoltà del sistema attuale, in tutte le sue componenti, ad accogliere le loro proposte non accenna a diminuire: la burocrazia per aprire un’impresa è paradossale, la concessione del credito da parte delle banche è ancora legata alla richiesta di garanzie su garanzie anche per il più piccolo finanziamento, l’accesso alle professioni è ancorato a protezionismi di tipo “medioevale”. Tutti noi adulti abbiamo delle colpe su cui dobbiamo riflettere e cercare di rimuoverle.
Progetto Policoro. La Chiesa con il Progetto Policoro sta cercando di dare il suo contributo. Attraverso tale Progetto, (presente anche nella nostra diocesi dal 2013) si vuole affrontare il problema della disoccupazione giovanile, attivando iniziative di formazione alle problematiche del lavoro e promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile in un’ottica di sussidiarietà, attraverso alcuni giovani (chiamati Animatori di Comunità) che oltre ad incontrare altri giovani hanno il compito di tessere relazioni con enti, istituzioni e aziende sul territorio diocesano.
C’è bisogno del contributo di tutti per promuovere in modo concreto il percorso personale dei giovani, perché i giovani stessi possano poi fare la differenza nell’uscita dalla crisi e nella rinascita del nostro Paese.