Fano
di Redazione
“Incontrare Gesù attraverso le persone che gli stanno intorno è una sfida affascinante. Quasi sempre sono uomini tutt’altro che esemplari. E’ il caso di Pietro: un uomo pieno di fragilità e contraddizioni, che Gesù ha guardato ed educato”. E’ iniziata così la meditazione del Vescovo Armando lunedì 8 marzo nel terzo Quaresimale, animato dalla Cappella Musicale del Duomo di Fano, che si è tenuto nella Basilica di San Paterniano.
“La vicenda di Pietro – ha messo in evidenza il Vescovo – si svolge perciò fra due sguardi. Il primo, quello con cui Gesù lo ha scelto, gli ha dato un nome nuovo, un posto nuovo nella storia e nel mondo. Il secondo, lo sguardo finale, la sera del giovedì della passione, quando Pietro, nonostante il tradimento, è riaccolto da Gesù. In quel momento Pietro piange amaramente perché sperimenta la grandezza e la profondità dell’amore del Maestro. Ciò che è accaduto a Pietro è accaduto e può accadere a ciascuno di noi. Gesù infatti ha posto i suoi occhi anche su di noi, ha voluto che lo seguissimo e lo conoscessimo. Egli è l’atteso della nostra vita, colui che può riempire le nostre giornate e dare senso al nostro tempo. Quando Gesù ci chiama, ha in mente una storia singolare per ciascuno, pensata da sempre. Essa comincia nel grembo di nostra madre, si forma negli incontri che capitano nella nostra vita, si sostanzia nelle doti e nei limiti di cui è composta la nostra persona. Tutto è stato voluto da Dio affinché potessimo occupare quel posto particolare che egli ha scelto per noi. Certo, è necessaria la nostra collaborazione, la nostra intelligenza e la nostra fatica: la nostra conversione. Dio ci parla continuamente attraverso la preghiera, la meditazione della Scrittura, gli incontri e il suo Spirito”. Il Vescovo si è, poi, soffermato sulla domanda che Gesù pone a Pietro, domanda “in cui Pietro si sente definitivamente riaccolto”. “Pietro, mi ami tu? In questa frase c’è tutto il significato del loro rapporto. Gesù poi insiste: Pietro mi ami tu? Mi ami più di costoro? Sei ancora disposto a riconoscere in me colui che ti conduce verso la pienezza della vita? Soltanto se mi ami più di ogni cosa, diventerai capace di amare in modo vero anche le altre cose e le altre persone. Gesù guarda in profondità l’uomo per guarirlo, per esaltarne le doti, ma anche per correggerlo. Guarda per scegliere, per eleggere chi vuole mandare. Dio si è fatto carne perché potessimo avere con lui un rapporto uguale a quello che abbiamo con un amico, un fratello, una persona a noi cara”.