Fano
di Redazione
Il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani “Rimanete nel mio amore, produrrete molto frutto” (Gv 15, 5-9) ha fatto da filo conduttore alla veglia ecumenica presieduta dal Vescovo Armando sabato 24 gennaio in Cattedrale e trasmessa in diretta sul sito della Diocesi.
La vite e i tralci. “Il brano – ha sottolineato il Vescovo – ha per tema il legame vitale che unisce Gesù, la vera vite, e i suoi discepoli, i tralci: è l’allegoria della vite e dei tralci cui segue in una spiegazione e attualizzazione mediante il comandamento nuovo dell’amore vicendevole. La vite è il frutto della terra promessa, dà il vino che allieta il cuore dell’uomo (Sal. 104), è simbolo della gioia e dell’amore, quel “di più” necessario alla vita dell’uomo perché sia umana. L’abbondanza del frutto della vite evoca la benedizione dei tempi messianici. In Osea la vigna è Israele stesso, che più è benedetto da Dio più lo dimentica e si attacca agli idoli, Isaia presenta il noto canto della vigna, in cui il Signore si lamenta con il suo popolo: alla sua fedeltà e premura contrappone l’infedeltà e la dimenticanza, ma lui resta fedele e infine si compiacerà della sua vigna che avrà fatto la pace con lui. Anche gli altri Vangeli continuano questa allegoria, applicandola alla fedeltà ostinata di Dio e all’infedeltà crescente dei capi del popolo, causa della morte dei Figlio. Il Salmo 80 rilegge la storia di Israele sotto la metafora di una vigna piantata da Dio, con amore e vigore, che diventa florida fino a riempire la terra, dai monti al mare e al fiume. Ma ora è abbandonata e devastata. Il Salmo invita il Signore a visitare questa vigna, a far splendere il suo volto e a salvarla dalla desolazione. Giovanni presenta la risposta a questa preghiera finalmente esaudita.
La vigna. Ora la vigna è Gesù stesso, vera vite che porta frutto. In lui la nuova alleanza tra Dio e l’uomo è indissolubile. Il nuovo popolo è formato da tralci uniti a lui, unica vite che produce frutti d’amore. Il punto d’arrivo è la gioia, segno proprio della manifestazione di Dio e compimento dei desideri dell’uomo. Gesù Cristo – ha sottolineato il Vescovo – è l’autentica vigna, la vittoria di Dio e di conseguenza noi pure diventiamo vigna autentica solo nella misura in cui partecipiamo di Lui. Cristo è, dunque, la vigna autentica, la vittoria perfetta di Dio.
Dimorare. In Gesù Cristo Dio si compiace, esso è ormai la sua vigna eterna e durerà sempre. Il discepolo autentico di Gesù è chiamato a vivere con perseveranza in Lui fino a dimorare nella sua Parola. Ogni cristiano è avvertito: senza questo legame personale con Gesù Cristo, egli non solo non può fare nulla, ma neppure ha, in alcun modo, a che fare con Gesù. Chiediamo al Buon Dio per tutte le fedi cristiane di essere legati a Cristo con la linfa della preghiera. Se ci si affida a Lui ciò che ci unisce è molto di più di quel poco che ci divide”.