Invito tutti a vivere, con coraggio, serenità e fiducia, questa situazione di emergenza, che ha creato e crea paure e smarrimento per la problematica sanitaria legata alla diffusione del “coronavirus” (COVID-19). Le misure adottate mettono in crisi le abituali dinamiche relazionali e sociali. La Chiesa che è in Italia condivide questa situazione di disagio e sofferenza del Paese e assume in maniera corresponsabile iniziative con cui contenere il diffondersi del virus.
Vicinanza e preghiera. Attraverso i sacerdoti e i laici continua a tessere con fede, passione e pazienza il tessuto delle comunità. Assicura la vicinanza della preghiera a quanti sono colpiti e ai loro familiari; agli anziani, esposti più di altri alla solitudine; ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari, al loro prezioso ed edificante servizio; a quanti sono preoccupati per le pesanti conseguenze di questa crisi sul piano lavorativo ed economico; a chi ha responsabilità scientifiche e politiche di tutela della salute pubblica.
Non possiamo minimizzare o trascurare l’impatto di questa emergenza sul mondo del lavoro artigianale, industriale, turistico e quanto altro: ci auguriamo che le scelte politico-economiche vengano velocizzate con risposte concrete e immediate.
Prevenzione. Molti di voi si chiedono e ci chiedono cosa possiamo fare nelle nostre chiese o comunità cristiane in questo tempo. Anzitutto viviamo giorno per giorno le comunicazioni che ci vengono offerte ed ottemperiamo con umiltà e senso di responsabilità ai decreti dello Stato o agli orientamenti delle Diocesi delle Marche. Cercare di prevenire e garantirsi dal contagio è un dovere morale non solo per la nostra persona ma anche e soprattutto per la salute e il bene degli altri. Ognuno faccia la sua parte affinché il contagio sia contenuto.
Ai giovani e ai ragazzi del mondo della scuola vorrei ricordare che questo non è tempo di vacanze prolungate, ma di impegno nello studio a casa in maniera individuale e con tutti i mezzi che la scuola stessa potrà offrire.
Tutti possiamo valorizzare questa quaresima – talora senza celebrazione della S. Messa – con le opere della penitenza quaresimale:
La preghiera. Si possono creare spazi di preghiera in casa, da soli o insieme alla nostra famiglia, momenti di ascolto della Parola leggendo e meditando un Salmo o il Vangelo del giorno utilizzando il sussidio predisposto dalla diocesi, o recitare il Santo Rosario, o ascoltare la Santa Messa in TV… per lasciare sempre più spazio a Dio.
Il digiuno. La quaresima, con il suo forte appello al digiuno, è tempo propizio per rinnovare scelte di coraggio, assumendo uno stile di sobrietà. Sarebbe inutile astenersi dai cibi se non ci astenesse dal peccato.
La carità. La quaresima è tempo di più forte impegno di carità verso i fratelli. Non c’è vera conversione a Dio senza conversione all’amore fraterno, all’accoglienza dell’altro.
Questa situazione difficile potrebbe anche farci tornare la nostalgia – talora assente – delle nostre Chiese e delle nostre liturgie ed altresì farci accorgere, in maniera più evidente, di quanto bene si compie nelle corsie degli ospedali o case di cura da parte spesso di ‘angeli anonimi’, umili ma generosi e ricchi di umanità.
Il testo integrale è on line sul sito www.fanodiocesi.it