Carcere, Hospice, centro riabilitazione demenze. Tre luoghi di sofferenza, tre luoghi che, ogni anno in occasione delle festività natalizie, il Vescovo Armando visita per portare, nel dolore, la speranza.
Nella visita al centro diurno in località Bevano il Vescovo, come ha sottolineato il direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale della Salute don Mirco Ambrosini, ha affermato: “E’ un grande onore celebrare il Natale in questo luogo”.
Centro diurno. Presenti gli ospiti del centro, il personale, le famiglie, i volontari e gli amici. Alla celebrazione era presente anche il direttore dell’Area Vasta 1 Romeo Magnoni. Nell’omelia, il Vescovo ha invitato l’assemblea a contemplare il Natale cristiano dentro i parametri di Gesù. Natale è Gesù che viene dove c’è tristezza! Natale è Gesù che viene dove c’è abbandono! Natale è Gesù che viene dove qualcuno si dona al prossimo! Il Vescovo ha concluso: “Perché vengo qui, in questa casa? Per dire che Gesù sta qui!”.
Carcere. Visita per il Vescovo anche alla casa di reclusione di Fossombrone. “Un prigioniero capisce meglio di qualunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini – ha sottolineato il Vescovo nella Santa Messa celebrata con i detenuti e con il personale della casa di reclusione – che Dio volge lo sguardo proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distoglierlo; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annunzio. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”. Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente, incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dio si fa bambino “non per trastullarsi, per giocare”, ma per rivelarci che “il trono di Dio nel mondo non è nei troni umani, ma negli abissi e nelle profondità umane, nella mangiatoia”.
Attorno al suo trono non ha voluto i grandi della terra, ma personaggi oscuri e sconosciuti che non si stancano di guardare questo miracolo e vogliono vivere completamente della misericordia di Dio. La mangiatoia e la croce sono le due realtà che determinano il destino dell’umanità. Dinanzi ad esse il coraggio dei grandi di questo mondo si dissolve, e al suo posto subentra la paura. Celebriamo questo Natale – ha concluso il Vescovo – in un periodo storico minacciato dalla paura e dal rancore, sotto i cieli dell’insicurezza e dello sgomento per i tanti traumi della natura, tra ricchezza sfacciata e povertà umiliata. Gesù Cristo è il “sì” di Dio all’uomo; non il “sì” spassionato del giudice, ma il “sì” misericordioso del compagno di sofferenze. In questo “sì” è racchiusa la vita intera e l’intera speranza del mondo.
Hospice. Fra i luoghi che il Vescovo, ogni anno visita, anche l’Hospice di Fossombrone dove celebra la Santa Messa e incontra i familiari e il personale presente nella struttura. Nella riflessione, in occasione di questo appuntamento, il Vescovo si è soffermato sulle cure palliative, sulla cura integrale della persona e sull’importanza di non cadere in facili pregiudizi o luoghi comuni. Una parola anche per il cappellano dell’Hospice e all’ascolto, fondamentale per entrare in un rapporto empatico con chi soffre.