“Gesù e Maria” e “Islam”, un connubio di cui si parla spesso negli ultimi tempi nell’ambito del dialogo interreligioso, ma che può ancora sorprendere i non conoscenti della religione musulmana. Dobbiamo prendere atto che una parte della società è diffidente nei confronti del credo islamico, ritenendo che i principi di compassione e carità del Cristianesimo possano venire così intaccati, tuttavia Gesù e Maria sono due esempi di vita citati in molti versi del Corano.
La nascita miracolosa di Gesù, il concepimento dalla Vergine, pura e prediletta agli occhi di Dio (tanto che il Corano le dedica una intera Sura), la resurrezione di Gesù, esempio di dolcezza e carità per il mondo e portatore della parola di Dio: tutto ciò è contenuto nel sacro testo per i musulmani.
Incontro. Se ne è parlato all’evento “Gesù e Maria nell’Islam”, sabato 14 dicembre, presso la chiesa di Santa Maria del Gonfalone di Fano, organizzato da Ufficio Pastorale Migrantes della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola e dall’Associazione Al Fihriyat. Ospite e relatore il giovane Hassan Samid, presidente del Centro di Cultura Islamica di Ferrara, il quale si occupa di dialogo islamo-cristiano.
Ha diretto e moderato l’incontro don Alessandro Messina, direttore dell’Ufficio Pastorale Migrantes).
Intervento del Vescovo. Il Vescovo Armando ha portato i suoi saluti, evidenziando l’efficacia del dialogo soprattutto su ciò che unisce, sui principi di pace e amore per il prossimo condivisi dalle diverse fedi. “Ogni forma di dialogo – ha affermato il Vescovo – deve partire da ciò che accomuna, non da ciò che divide e quindi il punto di partenza è la certezza che l’universo e l’uomo derivano da un Creatore e in questo senso tutti i popoli sono chiamati a vivere un rapporto di fratellanza e di aiuto reciproco con particolare riguardo per i più deboli e i più poveri. Vivere la propria identità – ha proseguito il Vescovo – nel “coraggio dell’alterità” è la soglia che la Chiesa di Papa Francesco ci chiede di attraversare. In un mondo disumanizzato, nel quale la cultura dell’indifferenza e dell’avidità contraddistinguono i rapporti tra gli esseri umani, c’è bisogno di una solidarietà nuova e universale e di un nuovo dialogo per modellare il nostro futuro”.
Sono intervenuti Hicham Rachdi (vicepresidente Confederazione Islamica Italiana), Omar Rakhis (imam Fondazione Al Hikma di Fossombrone), Abdelali En Nahili (Federazione Islamica delle Marche), Rachid Boulkhair (imam Centro Culturale Islamico di Senigallia).
Dialogo. Sono state riportate anche vicende di dialogo islamo-cristiano durante la vita del profeta Muhammad, le quali fanno emergere diversi spunti di riflessione: dialogare significa conoscersi, fare amicizia, non scendere a compromessi omologandosi a una realtà storpiata, ma semplicemente accettare che la diversità è essenziale per comprendere la propria identità. Come emerge dallo stesso Corano le diversità di popoli, culture e fedi sono volute direttamente da Dio affinché ci si conosca a vicenda. Proprio la conoscenza è il primo passo per poter costruire una società fondata sul rispetto reciproco, libera da pregiudizi, in cui ognuno abbia il diritto di coltivare la propria fede, condividendo gli obiettivi comuni: la cura del Creato e l’amore per tutte le creature di Dio, in particolar modo per le più fragili.