Continua il cammino dei ragazzi universitari con l’approfondimento della Parola di Dio che li stimola continuamente a confrontarsi con l’insegnamento del Maestro. Ci troviamo quasi al termine dell’anno liturgico che invita a soffermarci sulle “realtà ultime”, ovvero a valutare quanto le azioni e le fatiche quotidiane, produrranno nella realtà futura. Il brano del Vangelo di questa domenica è imperniato proprio sul rapporto fra presente e futuro. I Sadducei che non credevano nella risurrezione, mettono Gesù davanti ad un tema paradossale e assurdo, ossia presentano la storia di una donna rimasta vedova dopo aver sposato sette fratelli, per sapere di chi sarebbe stata moglie, nella eventuale risurrezione. Gesù evita il trabocchetto e risponde parlando del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe che è il Dio della vita, il Dio dell’amore. Se non crediamo in un “oltre” della vita, viviamo solo per questo mondo. E se si vive solo per questa realtà terrena si prende moglie e marito, mentre chi è degno della vita che verrà, certamente se vuole si sposa, ma entra in una storia che porta alla salvezza, al paradiso. Se guardiamo alla morte come un passaggio, una porta, una soglia, tutto quello che facciamo quaggiù non ci può bastare, non ci può dare pienezza, perché il nostro cuore anela a qualcosa che va oltre a questo mondo. Gesù non sminuisce affatto il valore dell’amore umano e fisico, ma, poiché saremo immersi nel Suo amore, tra noi ci si amerà in altro modo, più perfetto e completo. Il mondo finirà, l’amore no perché va oltre la morte. Il Dio vero ci apre a molte prospettive che vanno oltre i nostri calcoli mediocri. I Sadducei non comprendono quest’uomo, non riescono a credere ad una prospettiva tanto grande che va oltre l’esperienza terrena. Se nella vita abbiamo qualcosa che ci dà soddisfazione è perché qualcuno ci ha amato fino alla fine, oltre la propria vita. Ogni atto d’amore, ogni misericordia, ogni perdono non ci può che portare a credere nella risurrezione. «Se avessimo fede nel Cristo risorto, se seguissimo il suo Vangelo», ha detto padre Luca Gabrielli, «risorgeremmo come Cristo è risorto. In Dio tutto vive. Crediamo nel Dio vivente e la morte sarà il passaggio ad una vita di gran lunga migliore».
GIUSEPPE MAGNANELLI