La Nuova Scuola di Pesaro presenterà venerdì 22 novembre (ore 18,00) nel Salone Metaurense del Palazzo Ducale, sede della Prefettura, la mostra dal titolo “Francesco e il Sultano – L’incontro sull’altra riva. 1219-2019”. All’incontro interverranno Andrea Avveduto, giornalista e scrittore, MariaPia Alberzoni, ordinario di storia medievale all’Università Cattolica di Milano, Hicham Rachdi, presidente della federazione regionale Islamica delle Marche e Silvio Cattarina, fondatore della comunità L’imprevisto. L’evento gode del patrocinio della Rete delle Scuole di Pesaro e Urbino, del Comune di Pesaro, dell’Arcidiocesi di Pesaro, della Confederazione Islamica Italiana, e della Fondazione Anna e Mario Gaudenzi. La mostra resterà visitabile con ingresso libero, da mercoledì 20 novembre a mercoledì 4 dicembre, dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 16 alle 20, nella Sala Laurana, al piano terra del Palazzo della Prefettura. E’ possibile prenotare visite di gruppo o per scolaresche inviando una email a info@lanuovascuola.it o telefonando allo 0721/400028.
Crociata. La mostra – proveniente dall’ultima edizione del Meeting di Rimini – racconta l’incontro tra Francesco e il Sultano. Al centro si pongono le motivazioni che hanno spinto Francesco a intraprendere il viaggio a Damietta. A ciò si legano le conseguenze che da questo incontro si sono generate, sia nell’immediato, come la Regola non bollata scritta nel 1221, che successivamente, come per esempio, l’insediamento dei frati francescani nei luoghi Santi (Custodia di Terra Santa) e in altre terre del Medio Oriente, fino al Marocco e all’Egitto. I fatti risalgono esattamente a 800 anni fa. Nel 1219 Francesco d’Assisi si reca a Damietta, in Egitto, nel pieno della quinta crociata. In Egitto incontra il Sultano al-Malik al-Kamil. Trova accoglienza e riceve anche un dono per la sua predicazione. Farà ritorno illeso al campo crociato. Le fonti non riportano una finale conversione del Sultano, confermando che non era quello l’obiettivo prioritario di Francesco; si legge invece un saluto cordiale e fraterno tra i due, affidati l’uno alle preghiere dell’altro e ad un unico Dio.
Attualità. Ma cosa accadde veramente quel giorno a Damietta? Che cosa c’è di storico e che cosa appartiene alla leggenda agiografica? E soprattutto, oggi, che cosa rimane di quell’incontro? A queste e ad altre domande vuole rispondere la mostra che pone al centro le motivazioni che hanno spinto Francesco al viaggio. Ciò che maggiormente si propone la mostra è un metodo di conoscenza: si mette a tema un incontro impossibile che supera le differenze e le paure, costruisce ponti e rapporti impensabili, offre soluzioni a problemi sociali e perfino politici, apre strade nuove e forme di costruzione per tutti, durevoli nel tempo.
A CURA DELLA REDAZIONE
Il più straordinario gesto di pace della storia dell’umanità
Papa Francesco, durante la sua visita agli Emirati Arabi, ha accennato di aver pensato spesso alla visita di San Francesco d’Assisi al Sultano al-Malik al’Kamil. Vediamo. La CEI lo scorso 27 ottobre, ha proposta una «Giornata del dialogo cristiano-islamico». Si passa quindi dal sospetto alla fiducia. In questo fa scuola san Francesco.
Nel 1219, cioè otto secoli fa, San Francesco incontrò a Damietta, in Egitto, il Sultano Malik al-Kamil. Su questo episodio molto è stato scritto. Quel frate, vestito, in modo così bizzarro, ricoperto di stracci e che voleva incontrare il Sultano, non credo che le guardie musulmane, a difesa del confine, l’abbiano accolto bene. La storia francescana afferma che nel «Capitolo delle Stuoie» del 1219 Francesco ottenne che si programmasse seriamente l’evangelizzazione agli infedeli. Dietro sollecitazione di Francesco si formarono tre gruppi di missionari: il primo si diresse verso il Marocco, attraverso la Spagna; il secondo – animato da Frate Elia – raggiunse la Siria; il terzo – con San Francesco – si diresse verso l’Africa.
Per quanto riguarda l’attività missionaria è bene ricordare che S. Francesco è il primo fondatore di Ordini religiosi, che pone nella sua Regola un capitolo per coloro che vorranno andare in missione tra i saraceni. Nella Regola non bollata aveva proposto questa normativa: «I frati che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e professino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio… e siano battezzati e si facciano cristiani… ».
San Francesco s’imbarcò insieme a Frate Illuminato (alcuni dicono da Ancona, altri da uno dei porti della Puglia da dove partivano i Crociati). Arrivato a Damietta si portò nell’accampamento dei Crociati manifestando il suo desiderio di incontrare il Sultano. Nonostante venisse dissuaso dai capi Crociati s’incamminò verso le postazioni musulmane. Così ne parla San Bonaventura da Bagnoregio: s’imbatterono nelle sentinelle saracene «che, slanciandosi come lupi contro le pecore catturarono i servi di Dio minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzatamente li minacciarono». Alla fine li portarono di fronte al Sultano che «vedendo l’ammirevole fervore di spirito e di virtù dell’uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di rimanere presso di lui».
La tradizione vuole che al momento della partenza il Sultano abbia donato a Francesco un suo corno di caccia, attualmente conservato in Assisi nella Cappella delle reliquie all’interno della basilica San Francesco. Boisset Luis sostiene che quel «corno» è il simbolo dell’invito e del richiamo all’incontro del popolo alla preghiera.
Come fu accolto dai contemporanei l’incontro di Francesco con il Sultano? I politici e governanti di allora e – tanto meno dai Crociati e, così dicasi dai biografi dell’Ordine – lo considerarono un fallimento, poiché – secondo loro – l’assisiate non riuscì né a convertire il Sultano né a ottenere il martirio. Al contrario Francesco si guadagnò la simpatia e l’affetto del Sultano. Comunque questo dialogo di amicizia dette un impulso particolare alle missioni che – attraverso i frati – si sparse in tutto il mondo. Attualmente l’incontro di Francesco con il Sultano viene considerato come uno dei più straordinari gesti di pace della storia dell’umanità.
P.GIANCARLO MANDOLINI OFM