Don Giovanni, ci spieghi innanzitutto il valore di questa proposta di formazione teologica e pastorale come Metropolia
Provate ad immaginare cosa accadrebbe se ogni generazione non potesse attingere all’esperienza del passato. Se uno prende la polmonite e non può utilizzare ciò che è stato già scoperto, pensate agli antibiotici ci ritroveremmo a dover improvvisare cure facilmente inefficaci. La trasmissione del sapere di generazione in generazione è la premessa indispensabile per ogni ulteriore sviluppo. Anche a livello ecclesiale funziona un po’ così. L’illusione, che oggi è facile intravvedere in tanti giovani ed adulti, che lo studio non sia poi così importante è entrata un po’ anche nella Chiesa. Per noi tornare alle fonti è un passaggio indispensabile se vogliamo essere cristiani. Diceva Gesù che «solo colui che viene da Dio ha visto il Padre» (Gv 6,46) e quindi se vuoi conoscere Dio hai bisogno di attingere alla testimonianza di Gesù e di quella comunità intorno a lui (Bibbia). Ma siccome Dio continua ad essere presente ed agire nella storia della Chiesa e dell’umanità è indispensabile poter approfondire quello che è successo all’esperienza cristiana in questi 2000 anni. Solo così sapremo raccontare agli uomini di oggi la buona notizia. Il Vangelo è sempre quello ma gli uomini cambiano e così il linguaggio deve tradursi in parole e gesti che facciano davvero capire agli uomini e alle donne di oggi l’eterno amore di Dio. Questo è lo studio della teologia che anche, ma non solo, il corso teologico della metropolia propone.
Il Vescovo ha intitolato l’ultima lettera pastorale “Il modello della sinodalità come guida”. Come si inserisce in questo contesto la formazione teologica?
Anche le parole possono ammalarsi: guardate la parola “amore”; è un malato grave che viene usato in situazioni opposte, per dare la vita e per toglierla, per unire e per dividere ecc.. Anche nella vita cristiana succede che le parole si ammalino e bisogna stare molto attenti che questo non accada, conoscendone il più possibile il significato. Anche la parola sinodalità è a forte rischio perché è stata introdotta da una bella intuizione di Papa Francesco ma ha bisogno di essere compresa nel suo significato più profondo. Questo è possibile solo attraverso lo studio della teologia che a partire dalle fonti bibliche, liturgiche e di santità può aiutarci a comprenderne il senso profondo. E io credo che le sorprese non sarebbero poche.
Quale contributo può offrire questa scuola non solo alle nostre tre Diocesi ma a tutto il nostro territorio anche in prospettiva di un dialogo multiculturale?
Qualche anno fa parlando dell’AIDS la pubblicità diceva: “Se lo conosci lo eviti”. Io credo che sia vero il contrario quando parliamo non di malattie ma di esseri umani: quando lo conosci lo cerchi e lo ami. Il dialogo tra culture e religioni è possibile solo a partire da una corretta identità propria e da una corretta conoscenza dell’identità altrui. Quando le mamme della mia generazione volevano incutere timore in un bambino dicevano che c’era l’”uomo nero”, senza alludere minimamente al colore della pelle. Oggi il colore della pelle e soprattutto la cultura diversa dalla nostra non sempre lascia tranquilla molta gente. Per noi cristiani occorre tornare allo sguardo di Dio sul mondo di oggi che solo attraverso un attento studio, riflessione, preghiera ed esperienza cristiana potrà realizzarsi in noi.Era la mattina dell’8 dicembre, nella notte era successo il dramma di Corinaldo, quando, finita la messa delle 11, una ragazzina mi si è avvicinata e mi ha posto questa domanda diretta: “Perché succedono queste cose?”. Non ricordo bene che cosa risposi anche perché avevo passato gran parte della notte a pensare chi dei ragazzi della nostra parrocchia poteva esserci, e ce n’erano diversi. Ma lì ho dovuto mettere in gioco tutto quello che posso aver compreso della vita cristiana sia nella riflessione teologica che nell’esperienza di uomo credente. Ecco a cosa serve la teologia: trovare le parole giuste, quelle vere, per leggere le realtà nelle quali viviamo, per riconoscere e interpretare l’eterna volontà di Dio; Lui vuole essere per noi tutti vita e salvezza nelle situazioni facili e non della vita.
Foto di Foto Capri