Ventuno partecipanti cattolici, una guida evangelica (avventista), un autista ortodosso in cammino per otto giorni nella antica terra dei Traci, crocevia di culture e tradizione, con uno forte spirito identitario, che la Chiesa ortodossa ha saputo rafforzare nel corso dei secoli. Questo è stato il pellegrinaggio ecumenico in Bulgaria che si è tenuto dal 24 giugno al 1 luglio, organizzato dalla commissione ecumenica della metropolia di Pesaro Urbino Fano.
Anzitutto l’impatto con una realtà molto diversa dalla nostra, nonostante la vicinanza geografica; la scrittura cirillica ci rimanda subito alla tradizione slava e alla missione dei santi Cirillo e Metodio nelle terre d’oriente, alla loro opera evangelizzatrice e letteraria.
Pellegrinaggio. Il nostro percorso si è sviluppato intorno ai maggiori centri della Bulgaria: dalla capitale moderna Sofia, alla capitale medievale Veliko Tarnovo, alla capitale europea della cultura 2019 insieme a Matera, Plovdiv; passando alla bellezze naturalistiche dei monasteri immersi nel verde, carichi di storia, spiritualità ed arte.
Pochi cattolici. Tra una visita ed un altra però l’incontro con la realtà viva della Chiesa bulgara, a grande maggioranza ortodossa, ma con una percentuale se pur minima di cattolici e riformati.
Anzitutto l’incontro con una chiesa sofferente, che nel corso nei secoli ha subito prima il dominio bizantino, poi quello ottomano ed infine il regime comunista, ma allo stesso tempo molto radicata, che la sofferenza ha rafforzato nell’identità.
Incontro. L’incontro con i pochi monaci e monache presenti nei monasteri ha evidenziato anche la loro crisi vocazionale e la difficoltà a reagire alla secolarizzazione ma allo stesso tempo i monasteri rimangano centri spirituali di riferimento per il popolo bulgaro, come in tutto l’oriente cristiano.
Un incontro importante c’è stato con l’abate del monastero di Trojan, Sionj (nella foto), che dopo la partecipazione alla Divina Liturgia ci ha invitato per un caffè e un dialogo fraterno, che ha preso il via comunicando all’abate la nostra terra d’origine, che ha custodito per secoli le reliquie del loro grande martire San Demetrio e che la comunità di San Lorenzo in Campo ha ridato alla chiesa di Salonicco come gesto ecumenico.
Ecumenismo. Scambiandoci gli indirizzi ci siamo invitati vicendevolmente ad incontrarci di nuovo ma soprattutto a pregare gli uni per gli altri: l’ecumenismo, secondo l’abate, avanza attraverso la preghiera e gli incontri fraterni, mentre la politica non fa altro che intralciare il percorso.
Veliko Tarnovo. Altri incontri molto importanti sono stati nelle chiese cattoliche dove abbiamo celebrato l’Eucaristia; in particolare vorrei ricordare l’incontro con la piccola e sperduta comunità cattolica di Veliko Tarnovo, che dopo tanti anni ha avuto un parroco fisso e sta crescendo come numero e come spirito d’iniziativa; da tutti i sacerdoti e fedeli cattolici incontrati emerge si la fatica di vivere come minoranza nel rapporto con la chiesa ortodossa, ma altresì la disponibilità al dialogo, che papa Francesco nel suo recente viaggio in terra bulgara ha incoraggiato.
San Giovanni XXIII, “il papa bulgaro”, per diversi anni Nunzio Apostolico in Bulgaria, ci sia da esempio per il suo spirito aperto e dialogante e interceda per il duro ma imprescindibile cammino ecumenico.