Recentissima e prestigiosa acquisizione da parte della Fondazione Rossini di un prezioso autografo rossiniano, il Quartetto dall’opera Demetrio e Polibio. Si tratta di «Donami omai Siveno», uno dei pezzi più celebri dell’opera, più volte riutilizzato da Rossini, secondo la prassi dell’autoimprestito, rivelando quanto fosse affezionato alla sua prima opera. E in particolare si tratta dell’unico brano rimasto del Demetrio, il cui autografo è scomparso nel nulla. “Il manoscritto – ha commentato Ilaria Narici, direttore scientifico della Fondazione Rossini – è giunto nella sede più adatta per accoglierlo. E’ nostra responsabilità e motivo di soddisfazione che questi manoscritti continuino a vivere e a restituire tutta la valenza del patrimonio rossiniano anche perché Rossini deve essere conosciuto sempre più in profondità”. Il manoscritto era rimasto proprietà della prima interprete, il soprano Ester Mombelli, che aveva decretato il successo dell’opera insieme al padre Domenico e alla sorella, e attraverso i secoli è giunto per via genealogica in Svizzera alla signora Lucrezia Hartmann, dalla quale la Fondazione ha acquisito l’autografo con il contributo della ditta SIRAM (servizi energetici) e della Banca di Credito cooperativo di Pesaro. Il Quartetto, oltre al suo valore affettivo e simbolico, è determinante per gli studi finalizzati all’edizione critica di Demetrio e Polibio che sarà pubblicata dalla Fondazione Rossini nel 2020 a cura di Daniele Carnini. “Un alone di leggenda circonda la prima opera di Rossini, Demetrio e Polibio, – sottolinea Carnini, direttore editoriale – a cominciare dall’epoca di composizione, forse il 1810, e dall’età di Rossini sulla quale l’autore si divertiva spesso a giocare”. Il manoscritto, attualmente il più antico della collezione, va ad aggiungersi agli autografi del Maestro custoditi nel Tempietto rossiniano a Palazzo Olivieri.
Nella stessa giornata la Fondazione Rossini ha festeggiato anche la donazione da parte del collezionista Bruno Massabò di due spartiti di opere rossiniane, Armida ed Eduardo e Cristina, opera quest’ultima mai stata rappresentata al ROF. Bruno Massabò inoltre ha donato anche quattro spartiti di opere di altri compositori: Lucia di Lammermoor, Il trovatore, Cavalleria rusticana e La bohème. Un concorso di eventi che rappresenta un tassello importante anche in vista dell’allestimento del Museo rossiniano a Palazzo Montani Antaldi che permetterà di raccontare Rossini in tutte le sue molteplici sfaccettature.