Piccolo cambio di programma nel Corso per Operatori Pastorali della Comunicazione, che inizierà giovedì 28 febbraio alle ore 21.00 presso Villa Borromeo: il primo incontro sarà tenuto da Vincenzo Corrado, direttore del Sir su Le notizie religiose: quali comunicare e come comunicarle, mentre la prevista relazione di Roberto Mazzoli e don Antonio Ammirati (nuovo portavoce del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa) su La centralità della comunicazione nella Chiesa slitterà a giovedì 21 marzo, alla stessa ora e nello stesso luogo. Rimangono inalterati, invece, gli interventi di Federico Venturini, esperto di comunicazione e marketing, che si svolgeranno il 7 e il 14 marzo su Il mondo digitale: caratteristiche e prospettive e La presenza online delle parrocchie, degli uffici pastorali e delle associazioni diocesane.
Incontri. L’arcidiocesi propone questi quattro incontri “di settore” a tutti coloro che in vari modi e ambiti sono impegnati nella chiesa: è superfluo infatti ricordare l’importanza trasversale che riveste la comunicazione, già messa efficacemente in luce dal prof. Guido Gili nell’ultimo degli incontri “comuni” del Corso svoltisi negli scorsi mesi di ottobre e novembre. In quell’occasione il professore, dopo aver ricordato che l’avvenimento cristiano nasce da una comunicazione (“l’angelo portò l’annuncio a Maria”) ed esiste per una comunicazione (“andate ed annunciate”) e dopo aver delineato i modi e i mezzi di questo annuncio con riferimenti espliciti alla Evangelii gaudium, si è soffermato sulla presenza della Chiesa nell’attuale contesto mediatico, chiedendosi come sia possibile oggi comunicare la fede in una società saturata di media e di messaggi.Tre gli spunti allora offerti. In un ambiente mediatico reso sempre più caotico da voci disordinate e casuali, la Chiesa è chiamata, innanzitutto a valutare tali voci secondo il criterio del rispetto della dignità umana e ad allearsi con ogni soggetto comunicativo che operi in questa direzione. In secondo luogo è chiamata ad esprimersi, pur nella pluralità delle sensibilità ecclesiali, con una sostanziale unità: i singoli pertanto devono evitare dichiarazioni o prese di posizione che possano creare problemi alla credibilità della Chiesa.
Invito. Infine, in un campo di interessi forti e non proprio benevoli verso la fede cattolica, è necessario formare delle competenze comunicative, sostenendo particolari vocazioni professionali in questo campo e individuando i media più utili a “presidiare” il territorio. Sono spunti che saranno ripresi e sviluppati negli incontri specifici del Corso e che ci auguriamo suscitino ampio interesse, perché la responsabilità comunicativa, pur riguardando in particolare alcune persone, è vocazione universale di tutti i cristiani.