L’appello dell’Arcivescovo Piero Coccia a pregare per i sacerdoti e per le vocazioni alla vita consacrata è risuonato ancora una volta giovedì 8 novembre nella Chiesa di San Giacomo, dove si sono riunite per la celebrazione eucaristica delle 18.30 le persone che fanno parte del “Monastero invisibile”: un monastero senza mura, fatto di pietre vive, che unisce in una forma di “comunione orante” persone di diverse età ed esperienze ecclesiali, impegnate ad offrire al Signore le fatiche di ogni giorno per le vocazioni sacerdotali. La presenza del sacerdote è indispensabile per la comunità cristiana, perché solo lui può rinnovare ogni giorno il sacrificio di Cristo sull’altare e renderlo presente nell’Eucarestia, permettendo ai fedeli di incontrarlo in una forma del tutto privilegiata.
È proprio a partire dalla coscienza di questo altissimo ministero che dobbiamo invocare il Signore affinché ci doni sacerdoti santi, fedeli alla grandezza del loro compito. È lo stesso Papa Francesco che ce lo chiede. Il pensiero infatti non può non andare alla “Lettera al Popolo di Dio” da lui inviata lo scorso 20 agosto dopo i terribili fatti di abusi sui minori venuti allo scoperto in varie parti del mondo. E’ a tutta la Chiesa che il Papa si rivolge, perché “è impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutto il Popolo di Dio […] Il Signore nella storia della salvezza ha salvato un popolo, non un individuo isolato. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo […] Pertanto rispondere al male è un compito che riguarda tutti”. Non dobbiamo scoraggiarci di fronte al peccato nostro e altrui, ha detto l’Arcivescovo riferendosi alla liturgia, perché il Signore ha a cuore la pecora smarrita e la cerca, come la donna cerca la sua moneta perduta. Certo, afferma il Papa, occorrono condizioni impegnative per riparare il male: presa di coscienza, vergogna e pentimento non bastano. Occorre “denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona […], lottare contro ogni tipo di corruzione, specialmente quella spirituale: quella cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito”. Occorrono preghiera, digiuno e conversione personale per contrastare la “sporcizia, la superbia e l’autosufficienza” che, come già denunciava Papa Ratzinger, serpeggiano tra i cristiani: sacerdoti o laici che siano.