Stimolare le persone anziane per fare in modo che non trascurino le diverse occasioni di socialità del quotidiano e manifestino richieste di supporto, inducendo la comunità a costruire ponti tra uomini e donne. Questo l’obiettivo dell’incontro “End loneliness”, organizzato dalla Cooperativa Sociale Labirinto, il Centro diurno servizi integrati per Alzheimer e demenze Margherita, con il patrocinio dell’Assessorato Politiche sociali del Comune di Fano, con la collaborazione della Nazionale Italiana Cantanti e la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, che si è tenuto giovedì 15 novembre, in occasione della Giornata nazionale contro la solitudine della persona anziana. Ad aprire la serata Fabiola Pacassoni, coordinatrice del centro diurno Margherita, che ha sottolineato come il tema della fragilità riguardi tutti. La parola poi all’ingegner Fabio Tombari, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, che ha sottolineato come la solitudine degli anziani sia una tematica quanto mai attuale. Simona Giommi, presidente della cooperativa Labirinto, ha auspicato che questo tipo di incontri possano diventare una piattaforma per realizzare nuovi progetti.
Paolo Belli. Ospite d’eccezione il cantante Paolo Belli che ha toccato alcune tematiche molto profonde a cominciare proprio dal potere salvifico della musica. “Gli anziani – ha messo in evidenza Belli – ci hanno insegnato la bellezza dell’aggregazione, dello stare insieme”. Il cantante ha ribadito l’importanza di non lasciare soli gli anziani. “Bisognerebbe – ha concluso Belli – portare gli anziani nelle scuole cosicchè i ragazzi possano ascoltare le loro storie, un patrimonio inesauribile di esperienza”.
Presenti anche il Sindaco di Fano Massimo Seri che ha ribadito l’importanza dell’anziano quale patrimonio straordinario per una comunità e l’Assessore alle Politiche Sociali Marina Bargnesi che ha sottolineato come il fenomeno della solitudine stia diventando sempre più rilevante.
Solitudine. La professoressa Donatella Pagliacci, docente di filosofica morale presso l’Università di Macerata, è entrata nel vivo della serata relazionando sul tema “Narrare la solitudine, per uno sguardo e un ascolto dell’altro”. Ha iniziato il suo intervento elencando quattro forme di solitudine: di intimità, di autoisolamento, di abbandono e quella digitale. “Quella di intimità è una solitudine, positiva, è un ascoltare ciò che siamo veramente, è un lasciare spazio alle nostre emozioni e ai nostri bisogni. L’autoisolamento è quella condizione che viviamo quando ci sentiamo inadeguati, quando pensiamo di non corrispondere alle aspettative degli altri. Nelle condizioni di massima fragilità, sviluppiamo un meccanismo di autoisolamento e che comporta un inaridimento della persona. La solitudine da abbandono è una condizione che riguarda tutti e per questo dobbiamo educare i giovani a vivere il distacco in modo sano. L’ultima, la solitudine digitale, è molto diffusa anche tra i meno giovani e crea spesso fenomeni di dipendenza e di abuso del mezzo digitale. E’ una solitudine a cui bisogna porre la massima attenzione. Come poter avvicinare la dimensione di solitudine dell’altro per incontrare l’altro? – si è chiesta la Pagliacci – Innanzitutto con l’empatia, con lo sguardo perché anche dal nostro sguardo si può dare valore all’altro e con l’ascolto attivo, sospendendo la tentazione di dare soluzioni e giudizi, ma accogliendo l’altro con la verità del suo essere.
De Nigris. La serata si è conclusa con l’intervento di Fulvio De Nigris, direttore Casa Dei Risvegli Luca De Nigris di Bologna sul tema “La solitudine genera l’innovazione, buone pratiche di cura”. De Nigris ha raccontato ai presenti la solitudine di due genitori di fronte allo stato di coma in cui versava il figlio, al loro essere impreparati alla situazione, alla speranza, alla voglia di mettere a frutto la loro esperienza per altri. “Bisogna coinvolgere – ha concluso de Nigris – anche coloro che non sono direttamente coinvolti e comunicare il coma in maniera corretta. Gli inguaribili non sono incurabili”.