Ha salvato 5.200 ebrei dai campi di sterminio nazisti, ma per tanto tempo non ha voluto raccontare la sua storia a nessuno, nemmeno ai suoi familiari. Nel 1989 è stato insignito dell’onorificenza di Giusto fra le Nazioni. Parliamo di Giorgio Perlasca, la cui storia è stata raccontata giovedì 21 novembre alla Mediateca Montanari da un ospite d’eccezione, suo figlio Franco che, accompagnato dalla moglie Luciana, ha voluto ripercorrere le vicende di suo padre. L’iniziativa, organizzata dall’istituto comprensivo Gandiglio, in collaborazione con l’Assessorato alla Memoria e alle Biblioteche del Comune di Fano, si è aperta proprio con gli studenti che attraverso la musica hanno voluto omaggiare questo importante personaggio per la storia italiana e non solo.
Lezioni di umanità. “Durante quella pagina orribile per la storia dell’umanità che è stata la Shoah – ha sottolineato l’assessore Samuele Mascarin – ci sono stati anche esempi di grande umanità come quello di Giorgio Perlasca. A settant’anni di distanza dobbiamo non solo ricordare, ma anche praticare quelle lezioni di umanità che questi uomini giusti ci hanno lasciato”. Mascarin ha ringraziato l’istituto Gandiglio per la lodevole iniziativa frutto della sensibilità civile di tutto l’istituto, dagli studenti agli insegnanti al dirigente scolastico Athos Salucci presente all’incontro.
Prima di prendere la parola, Franco Perlasca ha voluto mostrare ai presenti uno spezzone tratto da un documentario relativo alla prima parte della vita di Giorgio Perlasca con interviste allo stesso Giorgio e ad alcuni testimoni sopravvissuti alla Shoah grazie proprio all’aiuto di Perlasca.
Una storia di umanità, di coraggio, di chi fingendosi Console generale spagnolo salvò la vita di oltre cinquemila ebrei ungheresi strappandoli alla deportazione nazista e alla Shoah.
Testimonianze. “Mi sono chiesto tante volte – ha esordito Franco – perché mio padre non abbia mai raccontato questa storia. Ogni volta che gli parlavamo dell’Ungheria ci raccontava solo piccoli episodi della sua vita, ma mai di come era riuscito a salvare tutti quegli ebrei dalla deportazione. La storia di mio padre – ha proseguito Franco Perlasca – si intreccia con le problematiche non semplici dell’Italia del dopoguerra e neanche per i testimoni sopravvissuti all’inizio fu semplice raccontare quei fatti. Credo, inoltre, che mio padre Giorgio non li abbia mai raccontati perché in fondo pensava di non aver fatto chissà quale atto eroico, ma semplicemente il suo dovere”. Franco si è poi soffermato, nel suo racconto, sull’importanza di quei finti salvacondotti rilasciati agli ebrei che conferivano loro la cittadinanza spagnola che Perlasca aveva studiato con grande attenzione e con un po’ di quella creatività tipica italiana.
Storia. Alla moglie Luciana il compito di raccontare come è stata riscoperta la figura di Giorgio Perlasca e il suo testamento spirituale. “Se conosciamo veramente la storia – ha concluso Franco – riusciamo a creare dentro di noi il rifiuto per qualsiasi forma di odio e di intolleranza e questo nostro rifiuto prima personale può diventare collettivo contro ogni forma di violenza”.