Venerdì 19 ottobre, nella Sala del Consiglio Comunale di Pesaro, è stato presentato il volume “Marche – omaggio in versi” pubblicato da Bertoni Editore. Si tratta di curata dal critico letterario Bruno Mohorovich e dalla poetessa Elisa Piana. Il volume è stato illustrato con opere incisorie dei maestri dell’Accademia AIIA (Accademia Internazionale Incisione Artistica), tutti artisti del territorio pesarese, con la partecipazione straordinaria di Pierluigi Piccinetti e del maestro Mario Logli che ha realizzato la copertina. Nel corso dell’evento che ha visto una grande partecipazione di pubblico, la casa editrice Bertoni ha assegnato per il 2018 il premio “Minerva” al Maestro Mario Logli con la seguente motivazione: “con la sua poetica artistica, salva i bei borghi dall’autodistruzione compiuta dall’uomo, facendoli volare via su delle zolle volanti, così come la casa editrice Bertoni con queste antologie salva e valorizza l’arte della poesia contro il quotidiano modo di parlare sempre più corrotto da termini inglesi e senza il rispetto delle regole grammaticali”.
Vernacolo. Il volume vede la partecipazione di 57 poeti marchigiani in lingua italiana ed in vernacolo – tra i quali parecchi autori pesaresi. Il critico letterario e poeta Lorenzo Spurio – che ha scritto l’introduzione ed ha presentato il libro nella serata pesarese – afferma che l’antologia si compone di brani che parlano delle Marche (siano gli autori marchigiani o meno), vale a dire che abbiano da dire qualcosa sulla regione e ne individuino qualche carattere distintivo. Ecco perché il titolo del volume è così esatto e pertinente: seppure ci siano raccolti molti poeti marchigiani, questa non è una raccolta di poeti marchigiani strettamente intesa ma una raccolta di episodi, immagini, personaggi, colori, ricordi e tanto altro ancora relativo alle Marche. Una particolare attenzione è stata prestata ai poeti che si esprimono in vernacolo e che ricoprono una vasta parte dell’antologia dove, ancora una volta emerge, tra l’ironia e l’amaro sorriso che essi strappano, ritratti di personaggi tipici, di ritualità quotidiane e, soprattutto, – nel verso dialettale – l’originaria appartenenza di ogni poeta che scrive, perché la diversità di una regione, come ha affermato lo stesso Mohorovich, vive anche nella molteplicità dei suoi idiomi. Ed allora ecco succedersi, sfogliando le pagine, lo jesino che si contrappone al matelicese, l’anconetano all’ascolano, l’urbinate al pesarese.