In un’estate pesarese prevalentemente musicale, si sta svolgendo all’Hotel Alexander, la splendida mostra antologica dedicata all’opera di Franco Fiorucci. Disegni, acquerelli, oli e grafiche che testimoniano l’estro, la fantasia, la creatività del pittore nel corso della sua lunga, sincera, inequivocabile vocazione artistica.
Dinamismo. La Natura con la sua luce, le sue forme e i suoi tanti palpiti cromatici, è stata sempre la “stella polare” di Franco Fiorucci, suggerendogli personaggi, paesaggi ed emozioni diventati nelle sue opere “pensieri desideranti” ristrutturati nel gesto liquido dell’acquerello, la difficile materia pittorica di cui è insuperabile maestro. Paesaggi di nascoste presenze, cieli di residuo svaporato, scene rurali come presepi laici, strutture liberty di cittadina verosimiglianza, sono immagini che si distaccano dal loro fondo, quasi sospinte dalla luce di una personalissima alchimia, che rende diafani e timbrati i colori: la stessa luce attiva il dinamismo spesso drammatico della pennellata assicurando, ai sapientissimi spazi vuoti, l’iridescenza dell’aria e la corposità delle nebbie.
Evento. Fiorucci, che dorme poco e cammina molto, è curioso di ogni pietra, di ogni cielo, di ogni pianta e ha ricreato, come ripiegamento dell’apparente, luoghi, case, campagne e marine che non soffrono di “finitudine”, ma offrono oltre ogni nostro sguardo sedotto, un dilatarsi, un moltiplicarsi in altre pietre, in altri paesaggi e in altre piante, protette da altre montagne e da altri orizzonti: l’altrove è ovunque, protagonista di un silenzio sacrale che celebra la teologia della terra. E noi riguardanti ammirati ed estimatori convinti pensiamo che questa sua antologica, voluta fortissimamente dal Conte Alessandro Pinoli, sia un evento artistico straordinario, che conferma ed esalta quella “passione” per le arti figurative che i pesaresi hanno sempre dimostrato di possedere.