Lamoli si ricandida, e chiede a tutti il proprio voto. Non si tratta però di elezioni: ma del restauro del tetto della millenaria abbazia di San Michele Arcangelo, nell’ambito del concorso “I Luoghi del Cuore” indetto dal FAI nazionale. Due anni fa l’abbazia sfiorò la soglia di voti per accedere al finanziamento messo in palio per i monumenti, parchi, siti storici più scelti online sul sito del Fondo Ambiente Italiano, ma purtroppo per soli due posti non riuscì ad ottenere il contributo, nonostante si fosse piazzata al 36° posto generale e al 2° per la categoria abbazie. Dunque ora il comitato appositamente costituito, unitamente alla diocesi e alle realtà e istituzioni locali di Borgo Pace invita a votare per l’abbazia. Possono votare tutti, anche dall’estero, andando sul sito www.fondoambiente.it e cercando la chiesa di Lamoli nella apposita sezione dedicata al censimento dei Luoghi del Cuore.
Origine. Le fonti storiche sono concordi nell’attribuire la fondazione di Lamoli, anticamente Castrum Lamularum, a discepoli di San Benedetto: questi, dopo la morte del loro fondatore, si espansero nella Massa Trabaria attirati dalla solitudine di questi luoghi, dai ricchi boschi e dall’abbondanza di terre facili d’acquistare o ad essere donate. L’abbazia dovette essere eretta alla fine del VII secolo, e di tale epoca rimangono chiesa e ala principale del convento. Lamoli si trovava sulla direttrice che dall’alta valle del Tevere portava dritta all’Adriatico, e quindi solcata da traffici e commerci. Fino all’anno mille i monaci si dedicarono alla bonifica del territorio, per renderlo adatto alla coltivazione di alberi da legname; da questa terra partivano le travi di cerri, pioppi, ontani e abeti, che venivano affidate alle acque del Tevere, per servire alle tante fabbriche della capitale.
Eventi. La prima notizia dell’abbazia risale al 1218. Nel 1422, i Benedettini dovettero lasciarla agli Abati commendatari, quindi nel 1848 con la loro soppressione passò al Capitolo della Cattedrale di Sant’Angelo in Vado. Il castello, ora scomparso, fu per molti secoli fino al 1827 residenza di un Vicario, avente poteri civili su vari castelli del circondario e soggetto prima all’autorità dei duchi urbinati e poi ai legati apostolici. Dopo il 1849, nel Risorgimento, a Lamoli ebbero rifugio diversi patrioti della Repubblica Romana e nella canonica dell’abbazia si fermò Garibaldi mentre con il suo esercito si dirigeva verso San Marino.
Oggi. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti, l’edificio conserva il suo antico aspetto. La facciata a capanna tripartita col portale sovrastato da un piccolo rosone rivela la presenza di tre navate. Vi è la cripta, ed è ancora in piedi la maggior parte del monastero, un tempo circondato da mura. All’interno, diversi affreschi e un bel crocifisso ligneo. Nel chiostro si trova il Museo dei colori naturali, mentre parte del monastero è un albergo dotato di ristorante.
2 commenti
Bellissimo posto. Unico da salvaguardare!
Voto 10